Mercoledì 24 Aprile 2024

Perché così tanti calciatori malati? Gli studi: stress fisico e integratori

Leucemie, tumori e Sla: la scienza mostra un’incidenza molto più alta rispetto alla popolazione media Faro su alimentazione e terapie. Il medico dello Sport: "Troppe vittime? Sulle cause servono altre ricerche"

Le chiamano le malattie dei calciatori. Lo spettro è sempre lì, pronto a riapparire ogni volta che un campione del pallone lotta per la vita. Ma tra l’essere un professionista del calcio e l’insorgenza di una delle tre principali patologie (leucemia, Sla e specifici tipi di tumori), esiste un legame di causa-effetto? La scienza va sempre più verso questo inquietante sillogismo.

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"Indubbiamente i calciatori professionisti sono sottoposti a un livello di stress psicofisico elevatissimo, con allenamenti continui e partite dove lo scontro fisico e i contatti traumatici sono aumentati esponenzialmente – spiega il dottor Roberto Filippini, direttore del servizio Medicina dello sport dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar –. Giocare a ogni ora, a distanza di pochi giorni non lasciando spazio al recupero fisico, con qualsiasi condizione meteo ha fatto crescere il numero di infortuni traumatici e muscolari, oltre che a microtraumi cranici. Ma sostenere che questa intensità agonostica sia la causa di malattie come Sla o leucemie, non è possibile scientificamente: gli studi sono ancora in corso e ci sono altri fattori in gioco che hanno rilevanza".

Il magistrato Raffaele Guariniello
Il magistrato Raffaele Guariniello

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L’ex Genoa, Gianluca Signorini, e l’ex Fiorentina, Stefano Borgonovo, sono i giocatori più celebri morti per Sla, ma il bollettino è pieno anche di vittime di leucemie aggressive, dall’ex Juve, Andrea Fortunato, all’ex Lazio, Sinisa Mihajlovic. Già 22 anni fa due epidemiologi dell’Iss, incaricati dal pm Raffaele Guariniello (che si insospettì leggendo i rapporti dei suoi ispettori sulle farmacie scovate nello spogliatoio della Juventus) di studiare le cause di morte di migliaia di ex calciatori e ciclisti, e gli eventuali collegamenti di quei decessi con l’assunzione di sostanze dopanti, o comunque con pratiche dannose alla salute (trattamenti farmacologici, sistemi di allenamento), arrivarono a conclusioni preoccupanti. Ecco gli indizi medici e statistici: fra gli ex giocatori di serie A, B e C, le morti per leucemia linfoide sono 35 volte più numerose che nel resto della popolazione italiana. Su un primo campione di 161 decessi, ben 7 casi individuati. Per le morti da Sla, il rapporto è di 24 a 1: 6 casi su 161. Per le morti da tumore epatico, il rischio è 8 volte superiore: 6 casi su 161. L’uso di doping, però, in Cassazione tra assoluzioni e prescrizioni non fu dimostrato.

Lo studio condotto da Elisabetta Pupillo e da Ettore Beghi dell’Istituto Mario Negri – in collaborazione con Nicola Vanacore dell’Istituto superiore di sanità e con l’Associazione italiana calciatori – ha confermato che i giocatori sono più colpiti dalla Sclerosi laterale amiotrofica rispetto al resto della popolazione: "Ma non sappiamo il perché. Sono probabili una serie di concause, ma non vi è alcuna associazione tra le squadre in cui i calciatori hanno militato (la Fiorentina ha avuto tantissime vittime, ndr ) e l’insorgenza". La ricerca era partita dall’esame di 23.586 calciatori, individuati dagli almanacchi Panini, che hanno giocato in A, B e C dal 1959-’60 al 1999-2000. E aveva concluso che i calciatori "si ammalano due volte di più" rispetto al resto della popolazione, con "un’insorgenza della malattia più precoce di 20 anni". Risultati confermati anche dall’aggiornamento dello studio che ha individuato 34 casi di Sla (prima erano 32): il rischio tra gli ex calciatori è due volte quello della popolazione generale, e sale addirittura di 6 volte analizzando la sola Serie A. Inoltre, i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane (45 anni) rispetto a chi non ha praticato il calcio (media Ue: 65,2 anni). Da queste osservazioni numerosi scienziati hanno formulato ipotesi per spiegare il motivo di questa ‘epidemia’ nel calcio.

Uno studio dell’università di Roma Tor Vergata ha correlato l’incidenza della Sla con l’uso massiccio di integratori alimentari. Ciò che ha fatto il team di Tor Vergata e della Fondazione Santa Lucia, coordinato dalla professoressa Cristina Zona, è stato dimostrare che gli aminoacidi ramificati negli integratori possono causare alterazioni delle cellule nervose rendendole simili a quelle osservate nelle persone malate di Sla.

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