Mercoledì 24 Aprile 2024

Faustino Asprilla, 50 sfumature di un genio sregolato

Amori, gol ed eccessi: compie mezzo secolo "Tino", il colombiano che stregò Parma e l’Italia con le prodezze in campo e fuori

Faustino Asprilla presenta la sua linea di preservativi (EFE)

Faustino Asprilla presenta la sua linea di preservativi (EFE)

A pensarci bene, la vera notizia è che sia ancora vivo. Nel senso che Faustino Hernan Asprilla Hinestroza, Tino per gli amici, ha avuto un debole per una esistenza sfrenata, senza limiti, a trecento all’ora. E sarà dunque lecito dubitare che il neo cinquantenne colombiano (lì compirà domani) abbia messo la testa a posto: almeno, perplessi resteranno quanti lo hanno un poco conosciuto. Chi c’era, nei paraggi di quel Parma che spopolava grazie ai soldi finti di Calisto Tanzi, capisce cosa intendo. Asprilla arrivò nella terra di Giuseppe Verdi nel 1992 e la sua fu una marcia trionfale fra discoteche, bottiglie di whisky, donnine allegre. In un’era pre Internet, Tino era decisamente “social”: dove c’era una festa si imbucava, sotto una sottana ci si infilava e già che c’era ogni tanto segnava pure qualche gol (ventisei in novantaquattro partite, una Coppa delle Coppe, due Coppa UEFA, due Supercoppe europee nel palmares).

Finale Coppa Uefa Parma-Juventus a San Siro (1995)
Finale Coppa Uefa Parma-Juventus a San Siro (1995)

In quella Italia là, scossa dal terremoto di Tangentopoli e all’inizio di una crisi di identità collettiva, il velocissimo attaccante colombiano era persino qualcosa di rassicurante. Aprivi il giornale e ti imbattevi nella sua ennesima follia. In anticipo di anni su Balotelli e Cassano, il funambolico Tino non si faceva mancare nulla. Quando la moglie gli scappò di casa, affogò il dispiacere nell’alcol. Il sabato era ancora ubriaco duro. Lui disse al compagno Gigi Apolloni: voglio morire. Risposta del difensore: meglio se ti fai una doccia gelata, domani giochiamo contro la Juve. Risultato: niente suicidio, ma doppietta contro i bianconeri. Asprilla era un matto autentico, capace di genialate calcistiche. Storica la punizione con la quale, nel marzo del 1993, mise fine al mito del Milan degli Invincibili, la squadra di Capello non perdeva da 58 partite consecutive, quasi due campionati. Ma Tino era troppo anche per Baresi e compagni. Troppo di tutto, troppo in tutto. Quando si trasferì al Newcastle, arrivò nello spogliatoio a cinque minuti dall’inizio della sfida di Champions con il grande Barcellona. Al posto del riscaldamento si scolò un gin e poi firmò una clamorosa tripletta. Motivò il ritardo così: stavo facendo sesso con una delle mie tante fidanzate...

Inutile chiedersi dove sarebbe potuto arrivare Asprilla, con il talento che aveva, se solo avesse avuto un po’ di sale in zucca. Domanda inutile. Una volta in Colombia è finito in galera per avere sparato con la mitragliatrice contro poliziotti che dovevano recapitargli una multa. Si è messo a produrre preservativi aromatizzati. E sta elaborando il lutto per il furto di Lagrimon, toro da monta nella sua fattoria agricola. Nonostante tutto questo o forse grazie a tutto questo, Tino Asprilla è ancora vivo. Auguri.