Il più giovane. Il più forte. Questo, almeno, dice il ranking Atp che incorona Carlitos ’Velociraptor’ Alcaraz nuovo numero uno al mondo. Lo spagnolo, a 19 anni, è il più giovane re del tennis di sempre nell’era computerizzata delle classifiche e cioè da 49 anni a oggi. Numeri e record a parte, siamo di fronte a quel che ci si aspettava da tempo e sembrava non accadere mai. E cioè la nuova era dopo la lunga ’dittatura’ dei Fab Three, Djokovic, Federer e Nadal. A proposito, sa molto di legacy il fatto che, alla vigilia degli Us Open vinti da Alcaraz, il numero uno del tennis mondiale fosse proprio Rafa Nadal, del quale Alcaraz è da tempo indicato come erede, anche per caratteristiche di gioco. Vero, Carlos è diventato Re della racchetta tre anni prima rispetto all’allora 22ene Rafa, ma va detto che i rivali di Nadal all’epoca erano ben altra cosa rispetto a quelli che sta affrontando Alcaraz.
Comunque il segnale è chiaro, profondo, enorme: Il SuperNextGen che vince uno Slam, il primo della carriera, vuol dire che un passo definitivo verso il ricambio generazionale è stato fatto. Ricambio che, si è già visto, vivrà anche sulla sfida tra Carlos e il nostro Sinner, senza mai dimenticare il più forte di tutti, Djokovic. E c’è anche un filo di amarcord nell’abbraccio tra Alcaraz e il suo ’guru’ Juan Carlos Ferrero, al termine della finale vinta contro Casper Ruud. Perché Ferrero raggiunse il vertice del ranking Atp proprio sul veloce di New York nel 2003. I due finalisti, l’11 settembre, hanno reso omaggio alle vittime della tragedia: "In un giorno come questo non posso non pensare a tutti coloro che non ci sono più a causa di quella tragedia", ha detto Ruud. E Alcaraz si è alllineato: "Sono vicino a chi in quel giorno terribile ha perso qualcuno".
pa. fra.