Mercoledì 1 Maggio 2024

Terra sempre più vocata al bio: "Una ricchezza da proteggere"

Il Consorzio di Tutela Vini Doc è presieduto da Antonio Rallo: "Scoperti 131 nuovi presunti cloni delle diverse varietà"

Terra sempre più vocata al bio: "Una ricchezza da proteggere"

Terra sempre più vocata al bio: "Una ricchezza da proteggere"

La ricchezza del patrimonio enoico della Sicilia si può toccare con mano al padiglione 2 di Vinitaly (stand G84) dove il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia è rappresentato da 67 cantine per un totale di 130 vini. Il Consorzio, presieduto da Antonio Rallo, è nato nel 2012 per promuovere la denominazione Doc Sicilia, e rappresenta quasi 8mila viticoltori e circa 500 imbottigliatori e quasi 25mila ettari rivendicati. La Sicilia è anche la più grande area vinicola biologica in Italia: rappresenta il 30% della superficie nazionale e con i suoi oltre 42mila ettari ha anche il primato tra le regioni che praticano una viticoltura sostenibile, assoggettata al disciplinare bio o a quello di produzione integrata.

Gli incontri allo stand si terranno a partire da domenica 14 aprile (ore 11) con una masterclass con Luigi Salvo su Il fascino dei rossi siciliani da vari territori. In orario da confermare seminario con Maurizio Gily su Sicilia sconosciuta: le varietà dimenticate. Degustazione di vini sperimentali da varietà reliquia recentemente riscoperti e vinificati nell’ambito del progetto BiViSi. Fitta l’agenda degli appuntamenti riservati a stampa specialistica italiana e straniera sui vitigni più rappresentativi, Nero D’Avola, Grillo, Lucido. Lunedì 15 nello stand del Consorzio (ore 13,30) Seminario su Il Nero d’Avola vitigno principe siciliano e le sue sfaccettature e dalle 14 alle 18 Gily è a disposizione per approfondimenti e degustazioni one-to-one sulle ’varietà Reliquie’. Sempre lunedì nell’area istituzionale della Regione Sicilia (re 12,30) convegno Fondazione SOStain Il modello SOStain: presente futuro della sostenibilità nella viticoltura in Sicilia. Martedì 16 aprile si parlerà del Grillo, il vitigno contemporaneo alle 11 e alle 14 nello stand del Consorzio e alle 11,30 nell’area istituzionale della Regione Sicilia. Infine mercoledì 17 (ore 11) seminario in inglese con Filippo Bartolotta su The Indigenous Varieties of Sicily e alle 14 seminario conSalvo su L’attualità del Lucido e degli altri bianchi isolani.

Il Consorzio Vini Doc Sicilia è fortemente impegnato in un’azione di tutela e conservazione della biodiversità generata dagli oltre 3mila anni di storia della viticoltura siciliana (Progetto Bi.Vi.Si. Biodiversità Viticola Siciliana). Un impegno mosso non solo dall’intento di proteggere e valorizzare la ricchezza ampelografica dell’isola, ma anche volto a sviluppare un approccio all’enologia siciliana capace di coniugare tradizione e alta qualità in uno scenario in continua trasformazione. È proprio in questo contesto che è stata salutata con entusiasmo la notizia che a fronte dei test condotti sia in laboratorio che sul campo sono stati individuati 131 nuovi presunti cloni delle diverse varietà oggi in fase di omologazione. "Si tratta di uno straordinario passo in avanti – racconta il Presidente del Consorzio Antonio Rallo – di un percorso che parte da lontano". L’obiettivo del progetto - sottolinea Rosario Di Lorenzo, presidente Accademia Italiana della Vite e del Vino – "è quello di produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l’integrità sanitaria e l’identità varietale, dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani. Ebbene, i risultati del 2023 individuano rispettivamente 73 per il Nero D’Avola, 29 per il Grillo e 26 per il Lucido, i ’cloni candidati’ in attesa di una valutazione agronomica, enologica e sanitaria nel corso dei prossimi anni". lI risultato di oggi è infatti uno step di un processo che per sua stessa natura si sviluppa per cicli lunghi. "Ricordiamo infatti – conclude Rallo – che la diversità biologica della vite è il risultato di migliaia di anni di selezione ed è determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo. Si tratta di un’eredità che la natura e i nostri antenati ci hanno lasciato e che, distrutta, non potrà essere ricostituita. Da qui il nostro impegno per la tutela ma anche il recupero del ricchissimo patrimonio viticolo siciliano".