
di Paolo
Pellegrini
Il segnale più significativo è forse il +8% messo a segno in Cina. Ma tutti gli indicatori convergono su un dato: anche il 2022 è stato un anno d’oro per Sua Maestà il Brunello di Montalcino, principe dei rossi toscani e tra i più blasonati e apprezzati dell’intero Vigneto Italia. Che si presenta come una piccola corazzata al Vinitaly: 135 le aziende presenti, di cui 63 nella collettiva del Consorzio (padiglione 9 Toscana, stand B6). Dove ci sarà anche un bell’appuntamento, in agenda subito all’apertura, domenica 2 alle 11: la degustazione riservata su invito Brunello ten years challenge – A projection of ten years. A lookback and beyond, condotta da Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano ma anche enfant du pays.
Ma si diceva delle cifre. Già a novembre in occasione di Benvenuto Brunello – il Consorzio ha infatti deciso di staccarsi dalle Anteprime dei vini di Toscana in programma a febbraio – mostravano ottimi risultati, con 7 milioni di bottiglie vendute, una proiezione di affari verso i 250 milioni di euro e un aumento del 21,5% del prezzo medio della bottiglia, a 27 euro franco cantina. Risultati già capaci di confermare il boom del 2021 con il suo record di bottiglie vendute, 11 milioni e mezzo come negli anni d’oro 2008 e 2010, +37% sul 2020 anno della pandemia, con un +108% delle bottiglie di Riserva (solo per restare al Brunello, poi c’è il boom del Rosso doc a +10% per 6 milioni e mezzo di bottiglie), e con il mercato dello sfuso – vitale per chi non imbottiglia – a +28% tra i 950 e i 1.150 euro per ettolitro.
Numeri poi confermati dalle rilevazioni dell’Osservatorio Prezzi sull’andamento del 2022: vendite a +18% in valore e a +7% in volume su un’annata magica per le 214 aziende che operano sui 3.500 ettari coltivati a vite (di cui 2.100 a Brunello docg, sempre gli stessi da 25 anni, 510 a Rosso doc, 50 a Moscadello doc, 480 a Sant’Antimo doc e 360 ad altri vini), almeno secondo il panel monitorato dall’Osservatorio. Due dati per tutti, sempre relativi al 2022: è stato messo in vendita ben il 94% della consistenza iniziale dell’annata 2017, mentre la ‘stellare’ Riserva 2016 ha registrato il sold out.
I mercati. L’Italia assorbe un terzo del prodotto, e resta al primo posto, chiudendo l’anno a +19% in volume e +27% in valore. All’estero, la piazza di riferimento restano gli Stati Uniti, che acquistano un altro terzo del Brunello, ben seguiti da Canada, Germania e Svizzera, mentre arretra la domanda del Regno Unito.
Entusiastico il commento di Fabrizio Bindocci, confermato alla presidenza del Consorzio che di recente ha chiamato alla direzione Andrea Machetti: "Lo scorso anno – dice Bindocci – le nostre imprese sono riuscite a fare ancora meglio del già fortunato biennio precedente, e questo fa particolarmente piacere. In primo luogo, perché è la dimostrazione di come il nostro brand territoriale sia sempre più apprezzato nel mondo a prescindere dal blasone delle singole annate; poi perché il risultato è stato raggiunto nonostante una dotazione della nuova annata commerciale 2017 di circa il 15% inferiore rispetto a quella precedente. ‘Consolidamento’ – conclude – sarà la parola chiave di un 2023 che si apre con molte insidie di carattere congiunturale, da conseguire attraverso un’attività intensa di promozione e posizionamento in Italia e all’estero".
Dopo Vinitaly, a giugno a Montalcino si terrà Red Montalcino, dedicata al boom del Rosso che piace tanto ai giovani, e poi a novembre sarà la volta di Benvenuto Brunello, con replica in diversi Paesi chiave.