Il report dell’IPCC non è solo un documento scientifico, ma ha anche un chiaro contenuto politico di indirizzo, perché è stato revisionato ed approvato dai delegati di tutti i 195 Stati membri. Quali, dunque, gli effetti del report sulle politiche dei vari Stati? Una domanda alla quale non è certo agevole rispondere. Questo in quanto esiste un conflitto tra il gruppo dei Paesi più ricchi, che sono coloro che hanno di fatto creato la crisi climatica con le loro emissioni di CO2 e i Paesi più poveri, che pagano le conseguenze di quanto sta accadendo al clima, ma che sono anche quelli che hanno bisogno oggi di uno sviluppo industriale su larga scala. I due diversi orientamenti si sono aspramente confrontati sulla parte del documento che riguarda le azioni da mettere in campo per risolvere i problemi attualmente presenti. Difficile, dunque, trovare un’intesa totale. Le soluzioni, ribadiscono i firmatari del rapporto IPCC, stanno in uno sviluppo resiliente al clima. La parola chiave è adattamento. Occorrono infatti misure di adattamento ai cambiamenti climatici da intraprendere attraverso azioni mirate, volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra. Per questo, sarà fondamentale aumentare i finanziamenti agli investimenti per il clima. I Governi, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori, sono dunque chiamati in prima linea per la riduzione di queste barriere, così come gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria.
SostenibilitàReport Ipcc, ecco quali sono le indicazioni per i Governi