Da Londra e Vienna a Firenze e Roma, passando per Madrid e Potsdam, abbiamo tutti davanti agli occhi le immagini dei telegiornali di autostrade bloccate e opere d'arte sfregiate. La doverosa premessa è che, nella maggior parte dei casi, gli attacchi a quadri e sculture di valore inestimabile non sono mirati ad arrecare danni permanenti al patrimonio artistico-culturale, in quanto sono spesso effettuati con vernici lavabili, quanto piuttosto un tentativo - sicuramente discutibile - di sensibilizzare l'opinione pubblica su problematiche che hanno bisogno di soluzioni immediate quali il cambiamento climatico e lo sfruttamento delle risorse sul pianeta Terra. Ad ogni modo, va sottolineata l'altra faccia della medaglia, vale a dire la necessità di utilizzare grandi quantità di uno dei beni più importanti (e deperibili) al fine di ripulire: l'acqua. La situazione va inquadrata da un punto di vista sociologico, che evidenzia come le nuove generazioni stiano cercando metodi alternativi rispetto a quanto sperimentato in passato per tentare di mettere in moto i governi, sostanzialmente fermi all’Accordo di Parigi del 2015 e alla campagna intrapresa a livello internazionale per evitare che le temperature medie globali aumentino. Il tempo stringe e i giovani - più dei loro genitori - hanno compreso come il silenzio sia complice del mantenimento dello status quo, che avrà conseguenze irrimediabili sull'intera popolazione mondiale. Ma gli 'attacchi' non sono l'unica forma di protesta. Ne esistono di più 'nobili', che suscitano meno scalpore, ma non per questo meno efficaci, come "Fridays for Future", attuata mediante sit-in, lezioni in piazza, "Fumettivismo" e la petizione "Ritorno al Futuro".
SostenibilitàDagli attacchi alle opere d'arte al Fridays for Future Il rapporto delle nuove generazioni