Roma, 29 novembre 2021 – Giudizio immediato per cinque pusher che rifornivano la droga dello stupro ai clienti della “Roma bene”. Arrestati a settembre, il processo inizierà il prossimo 18 gennaio. Tra le persone finite alla sbarra, anche il presunto capo del gruppo, il 32enne Danny Beccaria. In base a quanto ricostruito dai pm, la droga veniva consegnata dopo avere preso le ordinazioni su whatsapp. La sostanza veniva recapitata a casa con corrieri travestiti da rider anche durante il lockdown, che servivano palazzi signorili fra piazza Navona e piazza Venezia.
A smantellare l'organizzazione, lo scorso 21 settembre, sono stati i carabinieri del comando provinciale di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal pm Francesco Basentini. In carcere finirono in tre, tra cui lo stesso Beccaria, mentre il gip aveva disposto i domiciliari per altre due persone e un obbligo di firma.
Il modus operandi della banda
L'organizzazione era divisa in due gruppi: uno si occupava di rifornire le comunità etniche fra Marconi e Monteverde Nuovo, spacciando principalmente shaboo, mentre l'altro gruppo, con a capo Beccaria, gestiva lo spaccio della Ghb, la cosiddetta droga dello stupro, per i clienti italiani, disposti a spendere 7 o 800 euro per 100 millilitri di stupefacente. Gli acquirenti inviavano messaggi al pusher chiedendo la droga e usando nomi in codice per identificare le sostanze richieste, tra cui Gilda, Mafalda e Acqua nel caso del Ghb.
Clienti e corrieri della droga
Tra i clienti - una quindicina quelli individuati dai carabinieri, di cui otto segnalati come consumatori - a cui veniva consegnato lo stupefacente c'erano, un medico, un professore universitario, un ballerino e un istruttore di arti marziali. La consegna avveniva a domicilio per i clienti, nel periodo in cui era in vigore il coprifuoco per l'emergenza Covid.
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L'inchiesta è scattata in seguito all'arresto di una donna cinese nell'ottobre 2020 alla stazione Termini scoperta con un grosso quantitativo di shaboo, per un valore di 20mila euro, e durante l'indagine è stata fermata una ragazza davanti palazzo Madama che si occupava anche lei di consegnare la “droga dello stupro”.