Mercoledì 24 Aprile 2024

Violante e la presunzione dei leader: "L’errore logora chi fa politica"

L’ex presidente della Camera legge le gesta dei protagonisti della Repubblica. È come una tragedia greca

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"L’errore? Fisiologico se fai politica perché devi scegliere. Attenzione: fisiologico, ho detto. Non patologico....". Luciano Violante (intellettuale, magistrato, parlamentare, presidente della Camera dal 1996 al 2001) ragiona di politica spesso e volentieri. E stavolta parla della presunzione e dell’arroganza dei leader da Renzi a Salvini a Di Maio.

Violante, lei scrive, in ’Insegna Creonte’ edito dal Mulino, che l’errore genera presunzione...

"Spesso si sbaglia per presunzione. La presunzione presuppone la non riflessione. Non sforzarsi di capire le ragioni dell’altro".

E allora i comunisti ne hanno fatti a iosa di errori di presunzione?

"La presunzione è una malattia diffusa in tutta la politica. A destra, al centro, a sinistra, E quindi anche nel Pci, Pds, Ds e Pd. Non più di altri".

E perché eravate così presuntuosi?

"Nel Pci si peccava di presunzione anche per le sue grandi finalità: costruire uguaglianze e diritti. Nel Pci significava disciplina, rigore, studio, coerenza. E questo separava i comunisti dagli altri. Ci sentivamo diversi...".

Però...

"Però anche gli altri ci guardavano come diversi".

Un tempo c’erano due chiese: la Dc e il Pci.

"Non so se la definizione è giusta. Ma i primi controllavano prevalentemente lo Stato, i secondi prevalentemente la società".

Con errori marchiani...

"La stagione delle stragi e dei depistaggi mostrò che la Dc non controllava più lo Stato. Il terrorismo rosso che il Pci non controllava più la società. Nella società italiana nascevano l’ambientalismo e il femminismo mentre Dc e Pci erano industrialisti e maschilisti. Non seppero leggere i mutamenti profondi della società e nacque il compromesso storico quasi come difesa nei confronti delle trasformazioni sociali. Altro errore, anche se io lo sostenni".

Ed è stata la presunzione che ha portato la sinistra a fallire?

"A sbagliare, di sicuro. Ma a fallire, no. Le conquiste che abbiamo avuto nel dopoguerra sono frutto di dure lotte, non cascano per gentile concessione".

Errori e presunzioni. I più recenti.

"Molti. Matteo Renzi e il referendum del 4 dicembre 2016. Salvini nel 2019 quando decreta la fine del primo governo Conte. Non so ancora se definire errore Conte che si dimette pensando di fare un Conte Ter. E poi, ma qui si va assai indietro negli anni, D’Alema, Massimo D’Alema, uno dei nostri migliori dirigenti, che, nel 2000, si dimette da Palazzo Chigi dopo essersi esposto in prima persona alle elezioni regionali e aver messo manifesti senza simbolo di partito".

Ma non sarà che non esistono più i partiti e le loro scuole?

"Ovvio: il partito insegnava come comportarsi. Non è vero che indottrinava. Inculcava soprattutto il rispetto dell’avversario. Poi c’erano grandi maestri. Per questo non mi sento di dare la croce addosso a un Renzi nato nel 1975 che aveva quindici anni quando crolla il Muro e 17 quando esplode Tangentopoli. Così come la giovane generazione in Parlamento. I 5 Stelle, per il 63 per cento, sono alla loro prima esperienza parlamentare. Se non hai esperienza è più facile sbagliare. Quindi, basta presunzioni e cerchiamo di recuperare la capacità di capire i pregi degli altri. Berlusconi, Salvini, Di Maio, Renzi non sono mostri. Hanno idee diverse. E la politica si fa per confrontarsi. Non per insultarsi".

Ma allora anche chi è di sinistra non è un pericoloso bolscevico...

"Presunzioni e mancanza di rispetto sono state equamente diffuse tra tutte le forze politiche. Occorrerebbe una pacificazione degli animi ".

Facciamo un giochino. Lei, nel libro, parla di Machiavelli. Oggi chi è Machiavelli?

"Matteo Renzi, ha dichiarato di riconoscersi in quella figura".

E Tommaso Moro ovvero l’etica della persuasione?

"Nessuno. Si tratta di un’arte poco praticata, purtroppo".

Lei non disdegna Creonte, dice che è un laico...

"Forse Craxi, che ha posto problemi giusti nel modo sbagliato".

Nessuna Antigone?

"Papa Francesco, che si batte per valori superiori".

Però Sofocle parla di donne molto più di oggi...

"Ah, nessun dubbio. E siamo nel 450 avanti Cristo... Anche se parlare di donne era una costante nella cultura ateniese del tempo".