Mercoledì 24 Aprile 2024

Taglio parlamentari, l'amaro calice dei peones. "Voto sì, ma che schifo"

Malpancisti in Transatlantico: "Zitti e disciplina"

Taglio dei parlamentari, il tabellone del voto (Lapresse)

Taglio dei parlamentari, il tabellone del voto (Lapresse)

Roma, 9 ottobre 2019 - "Questa legge è una stronzata pazzesca". L’ex azzurra Renata Polverini e molti peones guardano accigliati l’intemerata di Vittorio Sgarbi che nell’emiciclio invesice contro i 5 stelle. "Si concede a una banda di parlamentari senza titoli e senza diritto, illegittimi, di fare uno stupro di questo Parlamento", urla Sgarbi. E fuori, in Transatlantico, davanti agli schermi che diffondono l’intemerata del sindaco di Sutri, sono in tanti ad annuire. Passa il renziano Luca Lotti, scherza con alcuni colleghi di Italia Viva e muove il dito indice destro: "Che vi devo dire, questo dito – che lui usa per votare – scivola... non ne vuole sapere... questo taglio proprio non mi piace, va bene che c’è un accordo di governo, ma c’era bisogno di qualcosa di più organico..".    Lotti non è un ‘peone’ delle Aule parlamentari, certo, ma forse è tra quei tanti big all’ultimo giro che anche grazie a questo taglio faranno fatica a rientrare. Non sono pochi, nel Pd. Nell’ala sinistra del Transatlantico, Graziano Delrio e Matteo Orfini (omaggiato dal primo come "il mio presidente") non la mandano giù facile.  "È una schifezza – attacca Orfini – che dovremo votare solo per disciplina di partito, ma davvero è uno schifo...". 

La riforma passa facile, lo sapevano tutti fin da ieri, ma Giovanni Donzelli, parlamentare toscano di Fratelli d’Italia, di perplessità ne ha parecchie. "Noi non possiamo essere contro, siamo stati tra i primi a proporre il taglio dei parlamentari, ma questa legge è fatta con i piedi. Non può funzionare; poi, certo che la voterò, ma senza alcuna convinzione". Carla Ruocco, grillina della prima ora, alla sua seconda legislatura, mostra distacco: "Stando in commissione Finanze e dunque vedendo i conti, devo dire che questo taglio dei parlamentari oggi mi lascia indifferente...". Perché sono altri i problemi degli italiani, certo, ma il M5s, che ieri festeggiava una ‘vittoria politica epocale’, il problema vero ce l’ha ancora dentro casa. Ed è una fascia di dissidenza che monta, contro Di Maio e il suo verticismo, e si riverbera nei voti. 

Ieri 5 grillini non hanno votato e uno di loro, Andrea Colletti, si è fatto carico di spiegare all’esterno il motivo del "no": "Io non posso votare questa riforma ci sono diversi colleghi del mio gruppo che hanno molti dubbi". Dietro di lui, un ex grillino di rango, oggi in Fd’I Walter Rizzetto, mastica amaro: "Se volevano tagliare le poltrone potevano farci VOTARE: Di Maio e Delrio rivedevano con il binocolo la Camera o il Senato. Loro sono i veri poltronari, loro che dopo essersi insultati per anni e si sono uniti solo ed esclusivamente per tenere duro qualche anno ancora". Rizzetto non teme la scure della legge, "sono io che casomai mi sto chiedendo se fare ancora il parlamentare", dice, ma il dissenso è così ampio e diffuso che il plebiscito finale alla legge appare stridente.  Simone Baldelli, di Forza Italia, rende palese il suo no, ("è una legge sbagliata, non la voterò"), ma per troppi è un voto capestro.