Martedì 3 Giugno 2025
REDAZIONE POLITICA

Pensioni e rimborsi, pronta la class action. Salvini al veleno: "Ritirate lo stipendio a Monti..."

La diffida da inviare all'Inps preparata dal Codacons già scaricata da oltre 2mila pensionati

Pensioni, una giornata di mobilitazione sindacale (Ansa)

Roma, 8 maggio 2015 - Nel pieno delle polemiche sulle pensioni e rimborso (SCHEDA: ECCO COME FARE) dopo la sentenza della Cassazione, per mettere un po' di pepe il leader del Carroccio Matteo Salvini propone di togliere gli assegni all'ex premier. Intanto come annunciato il Codacons ha dato il via alla Class action: la diffida già scaricata da oltre 2mila pensionati.

Dal punto di vista europeo un portavoce della Commissione Ue chiarisce: "Non c'è una scadenza per l'Italia per comunicare a Bruxelles come intenda risolvere il problema delle pensioni dopo la sentenza della Consulta". Le raccomandazioni Ue terranno in considerazione "solo ciò che ci sarà comunicato fino a quel momento". Il ministro Padoan ha confermato a Dijsselbloem che "il governo sta lavorando nel rispetto dei termini della sentenza a misure che minimizzino l'impatto sui conti pubblici, anche nel rispetto degli obblighi imposti dalle regole Ue".

SALVINI - "Ritirare la carica e lo stipendio di senatore a vita al signor Mario Monti! Altro che non restituire i soldi a milioni di pensionati...", scrive su facebook Matteo Salvini.

CLASS ACTION - Scatta la class action annunciata dal Codacons per far ottenere ai pensionati la restituzione dei soldi sottratti per effetto della norma del Salva Italia annullata dalla Corte Costituzionale. L'associazione ha pubblicato la diffida da inviare all'Inps, già scaricata in poche ore, si legge in una nota, da "circa 2mila pensionati". Diffida rivolta anche al governo, perché non metta in atto nessuna misura per limitare i rimborsi. Se l'Istituto non applicherà subito la sentenza sarà "inevitabile" la denuncia in Procura. 

Con la diffida si chiede di "porre in essere tutti gli adempimenti necessari alla rideterminazione e aggiornamento delle pensioni, così come mensilmente erogate, secondo l'impianto normativo stabilito dalla normativa in vigore alla data di caducazione della norma censurata" dalla sentenza della Corte Costituzionale "e quindi alla sostanziale rivalutazione e adeguamento dei trattamenti pensionistici in base alla disciplina precedente secondo il meccanismo stabilito dall'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448; altresì, alla corresponsione, a far tempo dal 1 gennaio 2012, degli arretrati maturati in forza della predetta sentenza nell'importo complessivo maturato fino all'effettivo soddisfo".

Nello stesso atto si diffidano anche la Presidenza del Consiglio e ministeri dell'Economia e del Lavoro "dall'adottare qualsivoglia misura volta a limitare l'immediata esecutività della sentenza o a differirne, limitarne, impedirne gli effetti, al solo fine di non gravare sull'Erario a discapito della legalità ripristinata dalla Consulta".