Non tradisce le attese Emanuele Orsini, alla sua prima assemblea annuale come presidente di Confindustria. Parla davanti a un parterre d’eccezione, con la premier Giorgia Meloni in prima fila, nella grande sala dell’auditorium di Roma, tradizionale scenario dell’appuntamento degli imprenditori. E non usa mezzi termini per sottolineare le "scelte coraggiose" che l’Italia e l’Europa dovranno fare nei prossimi mesi e il ruolo che il mondo delle imprese intende svolgere facendo, fino in fondo, la propria parte. Una relazione a 360 gradi, con richieste dirette ma anche con proposte concrete.
UN PATTO PER LA CRESCITA
Ci sono alcuni temi-chiave sui quali il numero uno di Confindustria batte più volte il tasto, strappando gli applausi degli imprenditori: dal taglio del cuneo fiscale permanente al piano casa per i lavoratori, dagli investimenti e le riforme per la crescita all’avvio del nucleare fino all’atto di accusa, esplicito, contro le politiche europee per la transizione green, troppo frettolose e spesso macchiate di ideologia. "Siamo alle porte della stesura della legge di Bilancio e, come capita ogni anno, fioccano ipotesi, timori e speranze. Diamo atto al Governo di voler tenere la barra dritta sui conti pubblici. Ma ci aspettiamo che il nostro piano strutturale di bilancio includa quelle riforme e quegli investimenti che sono assolutamente necessari". In particolare, spiega il presidente di Confindustria, "bisogna prevedere serie politiche industriali e rilevanti incentivi agli investimenti, la risposta al post Pnrr. Altrimenti rischiamo lo stallo o, addirittura, un passo indietro".
LE PROPOSTE
DEGLI INDUSTRIALI
Orsini annuncia anche che entro poche settimane Confindustria presenterà al governo "una serie di misure a costo zero essenziali per la certezza del diritto e la sburocratizzazione degli oneri che soffocano oggi le nostre imprese, tanto da trasformare l’imprenditore in una sorta di funzionario pubblico aggiuntivo". Nel pacchetto di richieste c’è anche un capitolo dedicato al fisco: introdurre l’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti, abolire l’Irap per le società di capitali e non sostituirla con una sovraliquota Ires, ripristinare l’Ace, "poiché la patrimonializzazione delle nostre imprese è elemento essenziale per investire". E le coperture? "Siamo pronti a un esame serio e dettagliato con il governo di molte fiscal expenditures, detrazioni e deduzioni d’imposta che, nel corso dei decenni, si sono accumulate a centinaia e molte non corrispondono a vere finalità di crescita".
LA SFIDA PER L’EUROPA
La relazione dedica poi molto spazio all’Europa, richiamando il piano Draghi e le sfide sulla competitività: "Serve un cambio di passo anche per rispondere alle politiche industriali che grandi Paesi come Stati Uniti e Cina stanno adottando, senza farsi trascinare da politiche ambientali autolesionistiche". Un caso per tutti, quello dell’auto elettrica: "Stiamo regalando questo mercato alla Cina. La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni". E, per essere ancora più chiaro: "Il Green Deal è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria".
MANO TESA AI SINDACATI
Infine, il "nodo delle retribuzioni" che non va risolto con il salario minimo ma con la contrattazione. "Al sindacato diciamo che è tempo di un’azione comune per contrastare i troppi contratti siglati da soggetti di inadeguata rappresentanza. È tempo di unire le forze per indicare una via diversa ai troppi settori in cui convivono salari incongrui e irregolarità fiscali e contributive".