MIlano, 27 gennaio 2024 – Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, e Marco Tronchetti Provera, vicepresidente di Pirelli, Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana, ed Emma Marcegaglia, a capo del B7 in occasione della presidenza italiana del G7: sono solo alcuni dei nomi dell’economia, dell’imprenditoria e della finanza italiana che parteciperanno oggi al Forum Economia della Consulta di Forza Italia, presieduta da Letizia Moratti. Insieme a lei sarà presente Antonio Tajani, segretario nazionale di Forza Italia e ministro degli Esteri.
Moratti, perché questo evento?
"Nasce dalla volontà della Consulta di organizzare anche momenti di confronto pubblico che possano permetterci di fare da ponte tra il partito e la società civile e dai quali possano arrivare contributi per la stesura del documento col quale contribuiremo a definire la piattaforma programmatica di Forza Italia rispetto alle sfide che attendono il Paese, un documento che sarà presentato a Roma il 12 febbraio sempre insieme a Tajani. Il tema dell’economia – inteso in senso ampio, quindi dal mondo delle imprese all’occupazione – è sicuramente tra i più caldi. Noi lo affronteremo dal punto di vista della necessità di armonizzare Stato e mercato, di dare vita a uno Stato amico, che faciliti, che regoli e controlli i risultati, non le procedure, nella certezza del diritto".
Stato e mercato: che pensa del salario minimo?
"Penso che non debba essere definito per legge. Ma attraverso la contrattazione tra le parti sociali".
Un appuntamento, quello di oggi, utile per provare a riavvicinare a Forza Italia, in vista delle elezioni Europee, mondi che da Forza Italia si sono allontanati negli ultimi anni?
"Sì, è uno degli appuntamenti con i quali intendiamo rafforzare il legame con il mondo produttivo. Ma anche i congressi del partito rappresentano momenti di questo tipo. A Brescia, Milano e Mantova, in queste settimane, in occasione dei congressi, abbiamo incontrato le categorie produttive e queste hanno risposto molto bene quanto a presenze così come tanti cittadini".
Lei continua a escludere una sua candidatura alle Europee?
"Ribadisco che non mi candiderò. A me piace gestire, sono una persona che ha la capacità di gestire, l’ho fatto in tutti i miei incarichi e ruoli: l’ho fatto da presidente della Rai, l’ho fatto da ministro dell’Istruzione, quando ho garantito la presenza in classe dei docenti di ruolo fin dall’inizio delle lezioni, l’ho fatto da sindaco di Milano e l’ho fatto da assessore regionale alla Sanità, tema del forum di febbraio".
A quale percentuale di voti può ambire Forza Italia in questa tornata delle Europee?
"L’obiettivo è superare il 10%. Sono convinta che ci si possa spingere fino al 12%".
Quale valore aggiunto può garantire alle categorie produttive il voto a Forza Italia?
"La grande garanzia che Forza Italia può offrire è l’appartenenza al Partito popolare europeo, che tutti i sondaggi danno in testa e che determinerà la politica europea dei prossimi anni, oltre al prossimo presidente della Commissione e a quello del Consiglio. Le grandi partite oggi si giocano in Europa: finora abbiamo visto un’Unione bloccata su posizioni più vicine al Partito socialista europeo, a partire dall’ambientalismo ideologico che danneggia pesantemente le nostre industrie, dall’automotive all’agricoltura, a tutte le nostre imprese energivore. Votare Forza Italia significa incidere su questi temi, mentre il voto ai partiti sovranisti, nostri alleati di governo, è un voto congelato, un voto che non serve, non produce politiche perché non saranno i sovranisti, non sarà il partito conservatore europeo, a decidere".