"Quando si tratta di diritto all’autodifesa di un popolo aggredito bisogna esser chiari e andare fino in fondo senza ipocrisie". Così l’eurodeputata del Pd Elisabetta Gualmini spiega il proprio voto a favore dell’articolo che autorizza l’Ucraina all’uso delle armi europee per colpire in territorio russo.
Onorevole Gualmini, il Pd come ha digerito il voto a favore dell’uso delle armi contro la Russia?
"La risoluzione è passata col voto di tutta la delegazione del Pd, con le sole eccezioni delle astensioni di due indipendenti. Il Pd è un grande partito plurale e non deve scandalizzare che ci siano aree e opinioni diverse. Anzi: io penso che questa pluralità sia una ricchezza e non vedo quindi problemi. Nello specifico dell’articolo 8, io ho deciso di distaccarmi dalla posizione del mio partito ma di votare il linea col gruppo S&D".
Perché?
"Intanto la risoluzione è molto ben scritta: parla di possibilità di usare armi contro ‘target militari legittimi’. E mi si deve spiegare con che logica si possa impedire all’Ucraina di poter rispondere verso le batterie di provenienza quando subisce attacchi sul proprio territorio. Ma il motivo principale è un altro".
Ovvero?
"Guardiamo il dito, ma non la luna. La lotta del popolo ucraino è una lotta per la difesa della democrazia. E, siccome nel mondo le democrazie sono sempre più assediate da forme autoritarie e democrature, bisogna decidere da che parte stare. La democrazia, l’indipendenza e l’integrità territoriale di una nazione sono valori su cui non ci possono essere ambiguità".
Nel no all’uso delle armi contro la Russia non ci sono però ragionevoli intenzioni diplomatiche volte a contrastare un’escalation e dischiudere prospettive di pace?
"La risoluzione è molto migliore rispetto alle precedenti e invita l’Ue a darsi una mossa per promuovere un summit di pace. Questo sforzo è presente. Ma non penso che si possa arrivare a una pace giusta dicendo all’Ucraina di prendersi in testa i missili di Putin senza rispondere. Per arrivare a un tavolo di pace devi mettere l’aggredito in condizioni di poter negoziare. Se non c’è un modo di fermare un tiranno e autocrate, che nutre sogni imperialisti e se ne frega del diritto, la trattativa non si fa su un piano di parità".
Cosimo Rossi