Venerdì 26 Aprile 2024

Csm, il Quirinale: "Mattarella non può scioglierlo a discrezione"

Il presidente della Repubblica ha già espresso "sconcerto" per la degenerazione del sistema. "Se i partiti sono favorevoli a una riforma approvino una legge"

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)

Roma, 29 maggio 2020 - "Il Presidente della Repubblica non può sciogliere il Consiglio Superiore della Magistratura in base a una propria valutazione discrezionale". E' quanto precisa in una nota il Quirinale precisando che il capo dello Stato "si muove - e deve muoversi - nell'ambito dei compiti e secondo le regole previste dalla Costituzione e dalla legge".

Nella nota si ricorda quindi la norma della carta costituente consente lo scioglimento prima della conclusione dei quattro anni di mandato nel caso in cui ci si trovi "in presenza di una oggettiva impossibilità di funzionamento, condizione che si realizza, in particolare, ove venga meno il numero legale dei suoi componenti". Da qui l'intervento del presidente della Repubblica e le nuove lezioni. "L'attuale Csm, rinnovatosi in parte nella sua composizione, non si trova in questa condizione ed è impegnato nello svolgimento della sua attività istituzionale", viene ancora chiarito.

Ma "se i partiti politici e i gruppi parlamentari sono favorevoli a un Consiglio Superiore della Magistratura formato in base a criteri nuovi e diversi - prosegue quindi la nota -, è necessario che predispongano e approvino in Parlamento una legge che lo preveda: questo compito non è affidato dalla Costituzione al Presidente della Repubblica ma al Governo e al Parlamento". 

La puntualizzazione del Colle arriva mentre continua a infuriare il dibattito su una possibile riforma del Csm in seguito al cosiddetto caos procure e all'inchiesta per corruzione che vede coinvolto l'ex membro Luca Palamara. Il messaggio del Quirinale ricorda che Sergio Mattarella "ha già espresso a suo tempo, con fermezza, nella sede propria il grave sconcerto e la riprovazione per quanto emerso, non appena è apparsa in tutta la sua evidenza la degenerazione del sistema correntizio e l'inammissibile commistione fra politici e magistrati".

"Il Presidente della Repubblica ha, in quella stessa sede, sollecitato modifiche normative di legge e di regolamenti interni per impedire un costume inaccettabile quale quello che si è manifestato, augurandosi che il Parlamento provvedesse ad approvare una adeguata legge di riforma delle regole di formazione del CSM - prosegue la nota -. Una riforma che contribuisca - unitamente al fondamentale e decisivo piano dei comportamenti individuali - a restituire appieno all'Ordine Giudiziario il prestigio e la credibilità incrinati da quanto appare, salvaguardando l'indispensabile valore dell'indipendenza della Magistratura, principio base della nostra Costituzione".