Lunedì 28 Ottobre 2024
CEDITORIALI
Moda

Trasparenza in mostra

A Calais, nel Nord della Francia, una mostra dedicata all'uso dei tessuti trasparenti nella poetica di Yves Saint Laurent

Un abito di Yves Saint Laurent  in mostra. Ph courtesy @cite_dentelle_mode

Un abito di Yves Saint Laurent in mostra. Ph courtesy @cite_dentelle_mode

La trasparenza è il fil rouge delle collezioni moda già dall'autunno 2021, ed è destinata a rimanere in prima linea ancora per un po'. Tessuti leggeri e trasparenti come la seta, il tulle e lo chiffon sono stati utilizzati per creare abiti, gonne e top che lasciano intravedere la pelle e la lingerie sottostante e che non sono destinati soltanto alle serate di gala o alle feste, ma al quotidiano. Il gioco di coprire rivelando la pelle, il corpo, l'intimo è sempre molto affascinante, lo è da tempo immemore. E' giocare con un'ambiguità fatta di mistero e seduzione. A indagare, con tempismo perfetto, il legame fra eleganza, sensualità, femminilità e trasparenza è la mostra "Yves Saint Laurent Transparences", proposta dal Museum of Lace and Fashion di Calais, città della Francia settentrionale nota a livello mondiale come “città del merletto”. L'esposizione, che resta visitabile fin al 12 novembre 2023, è co-prodotta con il Musée Yves Saint Laurent di Parigi, dove farà poi tappa il prossimo anno.

L'audacia avanguardista del couturier francese

Nel 1966 erano già stati annunciati gli inizi della rivoluzione sessuale del 1968 e della conseguente rivelazione graduale del corpo femminile. Nel 1964 viene creato il primo, “scandaloso” monokini da Rudi Gernreich e nel 1966, proprio Yves Saint Laurent rivela il seno femminile con la sua prima trasparenza: una camicetta in cigaline (tessuto morbido, crespo e trasparente, realizzato mixando chiffon e organza). E' la nascita del nude look, il cui pezzo più emblematico viene poi prodotto per la collezione invernale 1968 - 69 della casa di moda fondata da Saint Laurent e si tratta di un abito di chiffon interamente trasparente cinto di piume di struzzo. Gambe, schiena e seno vengono rivelati dalla sottile trasparenza: il corpo diventa esso stesso abito. La trasparenza è scandalo, ma per lo stilista francese è anche purezza: con le sue creazioni il couturier pensa a una donna audace, sfacciata, libera e seduttiva. L'esposizione in corso a Calais mira proprio a indagare il modo originale e incantevole in cui il couturier francese ha rivelato negli anni, con le sue creazioni, il corpo delle donne, con audacia ed eleganza. La mostra dominata dal bianco e nero, si apre con una creazione iconica, risalente al 1970, dello stile Saint Laurent, in cui è chiaro il suo modo di interpretare pizzi e trasparenze. Si tratta di un abito che, a prima vista, sembra quasi austero, con le sue maniche lunghe e la sua fila di bottoni che chiudono un collo alto e che scivola sulle gambe fin poco sopra il ginocchio. Poi, però, la schiena rivela una scollatura audace che scende fino all'inizio dei glutei. Una creazione capace ancora oggi di togliere il fiato. "Tutto il virtuosismo di questo abito si rivela quando la modella si gira in fondo al podio dove scopriamo una schiena completamente nuda, ricoperta da un semplice pizzo chantilly trasparente", commenta Domitille Eblé, responsabile delle collezioni di arti grafiche presso il Museo Yves Saint Laurent Paris e co-curatore della mostra.

Il gioco ironico della seduzione secondo lo stilista francese

Ancora più audace, tra i circa sessanta outfit in mostra, l'abito in crêpe di lana nero che sul davanti appare sobrio, con il collo dritto e le spalle marcate, da dietro, invece, mostra un'apertura vertiginosa, fin sotto i glutei. "Possiamo vedere il lato umoristico di Mr. Saint Laurent che, attraverso le sue sfilate, sorprende il suo pubblico rivelando il corpo della modella, mentre a prima vista ci si aspetta qualcosa di più noioso, più severo", sottolinea Ms. Eblé. Trasparenza e nudità si fondono così in modo sottile e con la seduzione senza mai scadere nella volgarità. Naturalmente, quell'abito fece scalpore, e non poteva essere altrimenti: rompere i codici accettati e diffusi non poteva che scatenare polemiche e quell'abito, sebbene affascinante, venne giudicato provocatorio dalla stampa dell'epoca.

Lo stilista che ha “messo i pantaloni alle donne” ha anche aperto una finestra sulla femminilità

La mostra presenta anche disegni, fotografie e video, indagando in maniera prospettica l'uso di tessuti trasparenti da parte di Yves Saint Laurent nel corso della sua carriera, fra "pizzo, mussola, cigaline e organza", spiega il co-curatore. Il couturier noto per aver "messo i pantaloni alle donne", viene quindi esplorato, in questa occasione, in maniera inedita, guardando, cioè, al modo in cui con le sue creazioni ha saputo “aprire una finestra sul corpo femminile", aggiunge il vicedirettore del museo di Calais Shazia Boucher. "Mentre metteva le donne in pantaloni, ha anche scoperto il seno", riassume. Sono pezzi che richiedevano una certa voglia di "osare" per essere indossati, e che, quindi, hanno venduto poco, pur avendo un impatto dirompente a livello estetico e culturale. Nell'epoca della liberazione sessuale Yves Saint Laurent si mostra al passo con i tempi. La mostra presenta anche uno degli elementi essenziali del guardaroba di Saint Laurent: uno smoking rivisitato. Parte della collezione Haute couture della Primavera Estate del '68, è un'audace versione dello smoking, con giacca lunga e bermuda in alpaca e sotto una camicetta in cigaline ultra femminile che rivela il seno. Una silhouette emblematica del look Yves Saint Laurent che immagina il guardaroba maschile avvicinarsi ed entrare nel guardaroba femminile, come ha sottolineato la stessa Domitille Eblé. Il designer "voleva dare potere alle donne, farle sentire a proprio agio nei loro vestiti come gli uomini lo erano nei loro completi, ma voleva anche che rimanessero donne" e così "ha portato loro questi tessuti trasparenti", aggiunge Shazia Boucher. Yves Saint Laurent ha saputo creare negli anni '60 un "vocabolario stilistico", con pezzi che ritornano anche nelle sue collezioni successive, coerentemente con l'adagio che lo stilista usava ribadire "le mode passano, lo stile è eterno".