Venerdì 26 Aprile 2024

Parigi, nella foresta di Dior il lusso diventa sostenibile

Abiti da sera in rafia, vestiti velati ricamati di fiori o lavorati a mano all'uncinetto. La donna della prossima collezione estiva si ispira alla figura di Catherine Dior

Un modello della collezione estate 2020 di Dior (Ansa)

Un modello della collezione estate 2020 di Dior (Ansa)

Parigi, 24 settembre 2019 - Piccole Grete crescono e invadono il mondo non solo con le loro idee ma anche coi vestiti che raccontano quanto sia necessario pensare alla tutela del Pianeta. Con le treccine, la faccia pulita e gli abiti di organza o lino stampati di fiori come erbari seicenteschi va in scena l'idea forte di sostenibilità necessaria con la collezione dell'estate 2020 Dior ideata già nel maggio scorso da Maria Grazia Chiuri, direttore creativo della maison che ha per presidente e amministratore delegato un altro italiano come Pietro Beccari. Un'idea di moda che è necessaria come l'aria, attenta all'ambiente, che è maturata da tempo nella testa e nel cuore di Maria Grazia Chiuri e intorno alla quale ha lavorato tutti questi mesi fino a ieri. Mai come oggi, col coraggio e la presa di posizione della stilista sempre più brava e apprezzata, la voce della moda si fa alta e autorevole intorno a questi temi: il discorso è lungo, la strada tortuosissima, la filiera tutta da ricostruire ma bisogna pur cominciare.

Nel backstage di Dior piantato sui prati dell'Ippodromo di Parigi, dove è iniziata questa tornata di pret-à-porter che durerà fino a martedì, tutti naturalmente smentiscono che le treccine siano riferite al look della attivista sedicenne Thunberg che all'Onu ha scosso e commosso il mondo con la sua grinta, perfino il parrucchiere Guido Palau che col suo staff ha pettinato e usato extention di capelli veri sulle 90 modelle per fare loro le trecce.

Modelle che escono da una foresta e camminano sulla nuda terra in expadrillas o anfibi di rete, una foresta coinvolgente di 165 alberi delle specie più varie, dall'albicocco a tutti i tipi di quercia passando al Melia che arriva dall'Himalaya, molto poco incantata ma realmente pronta a essere ripiantumata in vari siti parigini dai Quai de la Seine alla vecchia Base 217 (un sito militare della seconda guerra mondiale) fino a Port de Solferino, e vestono abiti da sera di rafia, vestiti all'uncinetto lavorati a mano con pon pon di paglia, portano cappelli da raccoglitrici d'orto disegnati da quel geniaccio di Stephen Jones, che si deve essere ispirato a quelli degli spaventapasseri. Si muovono libere nei lunghi velati ricamati dei fiori che forse ricordano il mitico giardino di Grenille dove Monsieur Dior è cresciuto all'ombra delle rose e dei mughetti di sua mamma Isabelle, con una passione e un pollice verde che lo ha legato per tutta la vita alla sorella pià giovane Catherine alla quale la collezione è dedicata. "Catherine Dior, la vera Miss Dior che detto il suo nome al primo profumo della maison, era una donna forte, coraggiosa perchè militò nella resistenza, e dopo la guerra mise per prima un commercio di fiori, un segno di rinascita come per il fratello Christian la moda", racconta Maria Grazia Chiuri che si domanda con questa collezione cosa vuol dire essere sostenibili, specie per una maison internazionale del lusso come Dior. In passerella anche un pullover stampato con fiori veri da un'artista-artigiana fiorentina.

"L'unico modo è fare le cose per bene, consumare meno e meglio, non è solo fare una t-shirt ecologia ma è qualcosa di molto complesso - dice la stilista - bisogna trovare un buon bilanciamento. E siamo solo all'inizio". Lei sa quanto conti per le nuove generazioni il discorso ambientale, per esperienza diretta col figlio maschio Nicolò. "Il primo stimolo a occuparmi di tutela dell'ambiente mi è venuto per motivi personali - racconta la stilista - perchè mio figlio è attento a queste tematiche, scrupolosissimo nei controlli sul cibo, e noi in famiglia all'inizio non lo capivamo. Poi piano piano è maturata in me una nuova coscieza e non mi meraviglio se Natalie Portman mi chiede solo scarpe vegane, come Gisele".

Da Dior insomma si pensa al futuro e al verde, al giardino che ognuno deve coltivare dentro di sé, alle memorie botaniche che ci circondano come ricorda il lavoro del collettivo Coloco che hanno ideato il set del defilè e si occuperanno del saggio ed artistico ricollocamento delle piante per preservare non solo la bellezza ma il futuro della natura. La donna giardiniera di Dior, come Mademoiselle Catherine, osserva lo spazio infinito del suo giardino, piccolissimo o enorme non importa, nel prendersi cura dei fiori e delle piante si prende cura di sé e del bene comune. E così la moda diventa vita.