
La cartolina di 'Tuttintuta!'
Milano, 16 ottobre 2015 - Un progetto di condivisione universale, che passa attraverso l'abito. In questo caso la TuTa, inventata nel 1919 da Ernesto Michahelles in arte Thayath e pubblicato con una tiratura di 1000 cartamodelli da La Nazione nel 1920. La TuTa era l'indumento universale che Thayath aveva concepito col fratello RAM, artista poliedrico anche lui che si chiamava Ruggero Alfredo e in casa a Firenze aveva respirato all'unisono un'atmosfera agiata e cosmopolita. Modernità, velocità, linearità, accessibilità erano le qualità della TuTa (che Thayath scriveva proprio così, simbolicamente) , un'icona ideale di uniformazione del popolo, con il motto “Tuttintuta!”, per celebrare non l'individuo ma il valore della comunità e delle massa.
Si era agli albori del fascimo e tutti questi significati, certo, non sono casuali. Ora l'inventore della TuTa e le sue idee al tempo davvero rivoluzionarie rivivono in un film di 8 minuti e 35 secondi girato dai due artisti fiorentini che poi confluirono nel movimento futurista di Marinetti, un documento di eccezionale importanza storica e sociale uscito per la prima volta dall'Achivio Thayath & Ram che appartiene al nipote Riccardo Michahelles che è stato proiettato al Cinema Anteo di Milano oggi venerdì 16 ottobre nell'ambito di Milano Design Film Festival. “E' un documento straordinario, di grande forza espessiva, un immenso spot di Firenze nel 1920 con le sue piazze e i suoi monumenti invasi da 100 figuranti tutti in tuta che Thayath e suo fratello RAM hanno girato per propagandare la loro invenzione - spiega il critico d'arte e storica della moda e del costume Maria Luisa Frisa che ha curato un ciclo di film dedicati alla Moda nella rassegna - e per questa proiezione davvero unica dobbiamo ringraziare la maison Vionnet che l'ha finanziata. Thayath infatti nel 1918 aveva conosciuto a Parigi Madeleine Vionnet e fino al 1925 era stato per la grande stilista il disegnatore, inventando anche il logo della maison”. La genialità di Ernesto Michahelles esplode nella rara pellicola specie nelle inquadrature di bambini, anche loro in tuta. Oggi nella stessa occasione è stato proiettato il film che Michelangelo Antognoni realizzò nel 1949 per la Snia Viscosa, 10 minuti di pellicola dal titolo “Sette canne, un vestito”: la favola del rayon, che parla di territorio, lavoro e persone, dalla raccolta della materia prima dalle canne gentili o Arundo Donax, al passaggio nelle macchine per la lavorazione, fino alla realizzazione del vestito. Un ritratto meticoloso della filiera fatto da Antonioni, a testimonianza del legame tra industria e cultura nel primo dopoguerra.