Mercoledì 4 Giugno 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Un viaggio metafisico e onirico in Santa Maria della Spina. Ciro Palumbo incanta Pisa

Non una rassegna di opere, ma un viaggio nell’inconscio. Così ’Viandanti. Pellegrini. Erranti.’, la nuova mostra di Ciro Palumbo, ospitata...

Non una rassegna di opere, ma un viaggio nell’inconscio. Così ’Viandanti. Pellegrini. Erranti.’, la nuova mostra di Ciro Palumbo, ospitata...

Non una rassegna di opere, ma un viaggio nell’inconscio. Così ’Viandanti. Pellegrini. Erranti.’, la nuova mostra di Ciro Palumbo, ospitata...

Non una rassegna di opere, ma un viaggio nell’inconscio. Così ’Viandanti. Pellegrini. Erranti.’, la nuova mostra di Ciro Palumbo, ospitata nella Chiesa di Santa Maria della Spina a Pisa (fino al 25 maggio). Organizzata da Archeion-Archivio Ciro Palumbo in collaborazione con TAIT Gallery, con il patrocinio del Consiglio Regionale della Toscana e del Comune di Pisa, come racconta il maestro torinese "ha come elemento portante il viaggio interiore, quello che ogni artista spera di suscitare e che egli stesso vive. Il tema del viaggio mi ha sempre accompagnato e per questa mostra, vista la sacralità del luogo, ho scelto non il viaggio in sé, ma dei viaggiatori".

Ad accompagnare alla scoperta della propria interiorità infatti, "Ulisse, che rappresenta la scoperta del mondo, Dante, che è la conoscenza, e San Francesco d’Assisi, per la ricerca della spiritualità – spiega – tre modelli di viaggio che si completano, tutti presenti della Divina Commedia che già di per sé è un viaggio". Inoltre, prosegue, "mi sono voluto allontanare dal concetto illustrativo, cercando di ritrarre alcune sensazioni di viaggio che ci riportassero ai tre grandi riferimenti. Abbiamo la selva oscura, il cielo con le stelle a otto punte e oceani da solcare con barche con gli occhi". Palumbo affascina anche per il suo continuo sperimentare forme diverse.

"La mia pittura – ricorda – fa riferimento alla Metafisica con dettagli che rimandano a De Chirico, Carrà, Savini, a quel ‘900 in cui l’aspetto psicanalitico e filosofico era estremamente presente. Poi è subentrato un po’ di Surrealismo mescolato alla poetica di alcuni grandi autori, anche contemporanei. Qui a Pisa, ad esempio, in alcune opere troviamo anche dell’esoterismo e l’aspetto metafisico è più nei concetti che nella forma".

Un approccio che si riflette anche sulle tecniche pittoriche. "Ho ricercato la pittura di memoria, non per passatismo ma perché quell’esperienza mi permette di guardare alle cose di oggi e di domani. Dal passato ho ripreso la tecnica, come per le tavole preparate a coda di coniglio o con la manitura e la foglia oro. La tavola è legata alla pittura antica – sottolinea – ed essendo la mostra allestita in una chiesa, era d’obbligo rispettare l’ambiente. Per questo le ho pensate come opere quattrocentesche che dialogano con gli spazi".

Il lavoro più emblematico è "un‘opera simile a una croce o una pala d’altare che contiene un polittico dedicato ai tre viaggiatori e vuole rappresentare il concetto del viaggio. Si chiama ’Dalla selva alle stelle’ – continua – e ritrae il passaggio da una selva oscura, con la chioma degli alberi che diventa un oceano solcato da una barca con gli occhi e un cielo dorato con stelle a otto punte, tipiche dei cieli di Giotto". Ad affiancare la mostra, un libro in tiratura limitata con le poesie che Davide Rondoni. Da Pisa, Palumbo guarda già al domani. "Stiamo lavorando co TAIT Gallery a nuovi progetti all’estero, a Parigi e New York".

Marina Santin