Giovedì 9 Maggio 2024
STEFANO MARCHETTI
Magazine

Spunta il diario di Carla, l’altra Anna Frank

Letterata ebrea quarantenne, compagna del professor Romano Guarnieri: scriveva anche lei nella Amsterdam occupata dai nazisti

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di Stefano Marchetti

Amsterdam, maggio 1943. "Oggi è arrivato, anche per me, il più amaro dei giorni. Le cose minacciose intorno a me s’innalzano gorgoglianti come in un’inondazione. Farò le valigie e lascerò questa casa. Dirò addio ai miei amici, darò alla mamma il bacio del buongiorno, e non dovrà essere un addio, ma un tenero arrivederci". Nei giorni del terrore e dei rastrellamenti, Carla Simons, letterata e scrittrice ebrea quarantenne, cercava di mantenere un filo di speranza, ma lucidamente sapeva e temeva il destino a cui sarebbe andata incontro. E affidava alle pagine di un diario i suoi sguardi di paura e di sofferenza, ma anche di poesia.

Erano gli stessi anni, gli stessi mesi, la stessa città di Anna Frank ed Etty Hillesum. Era lo stesso dolore. Eppure il diario di Carla Simons (che dal gennaio 1942 arriva al maggio ‘43) è rimasto finora inedito e pressoché sconosciuto: soltanto di recente una copia del dattiloscritto, un plico di 150 fogli, è riemersa durante il riordino dell’archivio della medievista Romana Guarnieri, custodito presso la Fondazione Lercaro di Bologna. "È stata per noi una grande sorpresa", ammette la ricercatrice Francesca Barresi che ha curato la versione italiana del libro di Carla Simons, La luce danza irrequieta, in uscita proprio in questi giorni per le Edizioni di Storia e Letteratura.

Nata nel 1903, Carla aveva 22 anni quando si iscrisse al corso di lingua e letteratura italiana tenuto dal professor Romano Guarnieri all’Università di Amsterdam. Era affascinata dal nostro Paese e dalla sua cultura: venne affascinata anche dal docente. "L’incontro con il professor Guarnieri si rivelò il più importante della sua vita", annota Francesca Barresi.

Originario del Polesine, Romano Guarnieri aveva trascorso la giovinezza a Firenze, amico di Papini, Prezzolini, Palazzeschi e Soffici, poi nel 1907 si era trasferito a L’Aja, diventando un ambasciatore della cultura italiana (fondò varie sezioni della Società “Dante Alighieri“). Dopo la separazione dalla moglie, il professore accolse Carla come sua compagna: anche se avevano vent’anni di differenza, "il loro fu un amore profondo, e la loro intesa intellettuale qualcosa di unico", continua Barresi. Carla Simons pubblicò alcuni romanzi e traduzioni, e quando la situazione per gli ebrei in Olanda iniziò a farsi fosca il professor Guarnieri – contando su alcune conoscenze di alto livello – provò a proteggerla.

Ma fu poi lo stesso Adolf Eichmann, responsabile della sezione per gli affari ebraici della Direzione del Reich, a firmare l’ordine di arresto: Carla venne deportata ad Auschwitz nell’agosto 1943 e morì nel lager il 19 novembre. Il suo diario 1942 - 43 è rimasto per molti anni chiuso fra le carte degli eredi, dimenticato, quasi ‘rimosso’. Soltanto nel 2014 ne è stata pubblicata una prima edizione in Olanda. Ma Romana Guarnieri (nata dal primo matrimonio del docente) aveva ricevuto dal padre una copia dell’originale e l’ha custodita nel suo archivio: poche settimane prima della scomparsa, alla fine del 2004, vi aveva perfino applicato un foglietto con il suo giudizio: "Bellissimo! Da pubblicare". "Nel suo testo, delicato e drammatico, Carla racconta la quotidianità di Amsterdam con gli occhi di chi ha scelto di non nascondersi", spiega la curatrice. Novembre 1942: "Oggi è ricominciata la caccia all’uomo. I bambini sono stati espulsi da scuola", scriveva. Febbraio 1943: "La signora Herta è stata deportata ieri. Una povera donna, vecchia e malata". Eppure, anche in quella situazione, in casa stavano fiorendo i giacinti: "Quanto tempo ci vorrà prima che gli esseri umani trovino la forma in cui devono dispiegarsi..."

"Anche in quelle condizioni soffocanti, Carla cercava di mantenere mitezza e dolcezza – aggiunge Francesca Barresi –. Il suo era lo sguardo maturo di una donna di 40 anni, consapevole del suo futuro, che si rendeva conto anche dell’indifferenza di molti verso quanto sta accadendo". In un dolore senza ritorno.

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