Giovedì 16 Maggio 2024
NICOLA PALMA
Magazine

Scontro alla Scala su Meyer. La proroga divide cda e ministero

Sangiuliano vuole Ortombina nel 2025, ma il Piermarini propone un anno in più per l’attuale sovrintendente

Scontro alla Scala su Meyer. La proroga divide cda e ministero

Scontro alla Scala su Meyer. La proroga divide cda e ministero

Roma, 9 aprile 2024 – Un colpo di scena in perfetto stile Scala. Con forti tensioni sull’asse Milano-Roma e un finale ancora tutto da scrivere. Partiamo dalla certezza: Fortunato Ortombina e Daniele Gatti prenderanno rispettivamente il posto di Dominique Meyer e Riccardo Chailly nei ruoli di sovrintendente e direttore musicale del Piermarini. Quando? Ed è qui che le convinzioni degli ultimi giorni si sono trasformate in dubbi ieri mattina. Nel corso della riunione del Cda, che avrebbe dovuto ratificare la scelta del numero uno della Fenice come futuro dirigente di via Filodrammatici, è riemersa un’ipotesi in auge nel 2023 e poi accantonata: la proroga di Meyer. Un membro del board ha messo sul tavolo il prolungamento di un anno per il dirigente alsaziano e il maestro milanese, in scadenza nel 2025. Tutti gli altri, sindaco Giuseppe Sala incluso, si sono associati, anche se non è stata votata alcuna delibera.

Questo schema prevederebbe una conferma del ticket Meyer-Chailly fino all’inizio del 2026, senza escludere la nomina di Ortombina (che a sua volta dovrebbe indicare Gatti) sin da subito per un periodo di affiancamento. Una soluzione di compromesso per tenere insieme da una parte l’indicazione del governo di cambiare e dall’altra la volontà di Comune, soci privati e orchestra di non "scaricare" una governance che ha guidato il teatro in uno dei periodi più complicati della sua storia recente, segnato sì dai due anni drammatici della pandemia ma anche da numeri record per spettatori e sponsor.

Tutto risolto? No, perché qualche ora dopo è arrivata la nota del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi. Dopo un lungo preambolo, in cui Mazzi ha sottolineato il rispetto "delle prerogative del Cda" e rivendicato il finanziamento da 83 milioni nel biennio 2023-24, ecco la doccia fredda: "Un mandato ha un termine, proprio per favorire il ricambio e il rinnovamento, e prescinde dalla valutazione sul lavoro svolto. Ci stiamo adoperando molto per l’opera e per infondere al settore una nuova dinamicità, ma le situazioni indefinite e le proroghe rischiano di frenare il rilancio del sistema delle fondazioni lirico-sinfoniche". Sala ha incassato, replicando con toni concilianti: "Ho capito che dal punto di vista del ministero ci sono delle perplessità, ma dal mio punto di vista c’è questo importante risultato di tenere il Consiglio tutto unito". Il sindaco ha confermato che il ministro Gennaro Sangiuliano "si aspettava che decidessimo con immediatezza per un cambio a febbraio ’25, ma gli ho rappresentato il fatto che non sono solo io che decido e gli ho prospettato il valore di una decisione condivisa. Magari ci si arriva in ritardo, però se ci si arriva senza nessun distingo, né rispetto al lavoro che è stato fatto né ai nomi di quelli che entreranno, mi pare una buona cosa".

In serata, fonti del Mic hanno premesso che Sangiuliano "è rispettosissimo delle prerogative del Cda" e che intende "salvaguardare l’ottimo rapporto di collaborazione istituzionale" con Sala, "in nome dei tanti progetti comuni in atto a Milano". Detto questo, "si era convenuto una decisione diversa". Tradotto: i patti erano altri. Come sbloccare l’impasse? L’impressione è che alla fine la quadra si troverà sull’opzione proroga ("È all’attenzione degli organi tecnici del ministero la questione giuridica dell’eventuale proroga dell’attuale sovrintendente", la chiosa del Mic), mettendo a posto pure altri due tasselli.

Il primo: l’articolo 10 dello Statuto prevede che il sovrintendente cessa dalla carica "contestualmente alla cessazione, per qualunque motivo, del Cda di cui fa parte". Quindi, bisogna capire se debba essere il board in scadenza a febbraio 2025 o il nuovo a votare il prolungamento. Il secondo: il decreto che ha fissato a 70 anni l’età massima per i dirigenti delle fondazioni metterebbe fuori gioco Meyer dall’agosto 2025, a metà anno di proroga. Tuttavia, ci sono pareri legali che sostengono che quella norma non si applichi al Piermarini, che nel 2014 si è visto riconoscere l’autonomia. Prossima puntata il 13 maggio.

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