Lunedì 29 Aprile 2024

Le parolacce hanno lo stesso suono in tutto il mondo

Secondo uno studio, insulti e volgarità avrebbero un fattore comune in molte lingue: la mancanza di certi suoni specifici

Nelle parolacce di molte lingue tendono a esserci poche semiconsonanti

Nelle parolacce di molte lingue tendono a esserci poche semiconsonanti

Non tutte le parole funzionano come parolacce. Servono determinati suoni perché una volgarità sia efficace e venga percepita come tale: provate a dirne qualcuna ad alta voce e apparirà evidente. Vale in italiano e vale anche per le altre lingue, tanto che secondo i ricercatori dell'Università di Londra è possibile individuare uno schema comune: la mancanza di alcuni specifici suoni, ad esempio quelli delle lettere 'l', 'r', 'w' e 'y'. Si tratta delle cosiddette "consonanti approssimanti", o anche semiconsonanti o semivocali. Semplificando, sono quei suoni fonetici a metà fra una consonante e una vocale. L'italiano ne conta due, la 'i' quando suona come 'j' e la 'u' quando si approssima a 'w', all'interno di parole quali fiume, piazza, piove, piede, iattura nel primo caso, e uomo, guerra, cuore, quattro nel secondo caso. Per cercare un possibile fattore condiviso, gli studiosi hanno chiesto a cento persone che parlavano lingue molto distanti fra loro (ebraico, ungherese, coreano, russo e hindi) di elencare le espressioni più offensive che conoscessero. Analizzano il catalogo del turpiloquio, si è notato che le semiconsonanti tendevano a essere meno presenti. I ricercatori hanno quindi sottoposto a 215 persone di sei lingue (arabo, cinese, finlandese, francese, tedesco e spagnolo) delle coppie di parole inventate, una delle quali conteneva appunto una semiconsonante. I partecipanti dovevano indicare quale delle due parole fosse un'imprecazione. Indipendentemente dalla loro lingua selezionavano più spesso le parole prive di semiconsonanti, mentre quelle contenenti le semiconsonanti sembravano meno offensive. Un ulteriore studio ha infine preso in esame gli eufemismi che si usano al posto delle espressioni volgari per stemperarle: pensate ad esempio, in italiano, a cacchio o cavolo invece di c***o, maroni invece di c******i, vaffanbagno invece di v********o, e simili. Anche in questo caso, negli eufemismi le approssimanti comparivano più spesso rispetto alle relative parolacce. I ricercatori hanno concluso che "il loro lavoro suggerisce un potenziale schema universale degli improperi in lingue diverse, ossia che la mancanza di semiconsonanti sia una caratteristica comune nella percezione delle parolacce". Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Psychonomic Bulletin & Review.

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