
La Notte della Taranta a Melpignano l'anno scorso (Ansa)
Melpignano (Lecce), 26 agosto 2017 - Pizzica Nation. “Nu su vanuto pe mmazzar la cerva, ieu su vanuto pe amare a tie” recita in un salentino abborracciato Suzanne Vega, trovando tra i versi di uno stornello d’amore e d’iniziazione come “La cerva” i fili che da vent’anni muovono sentimenti e passioni all’ombra dell’ex Convento degli Agostiniani di Melpignano in quell’unicum del panorama culturale italiano che è La Notte della Taranta. Centocinquanta-duecentomila anime “scazzicate” dai movimenti convulsi ed estenuanti della danza che cura il morso del ragno delle stoppie e ne lenisce gli effetti venefici, o presunti tali. Con Gregory Porter e l’etoile galatinese della Scala Nicoletta Manni, stasera l’eroina di “Luka” è fra i protagonisti, infatti, del concertone che vede Raphael Gualazzi nei panni di anfitrione, ultimo maestro concertatore iscritto in un albo d’oro che va dalla “B” di Goran Bregovic alla “Z” di Joe Zawinul passando da Stewart Copeland, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Ludovico Einaudi, Giovanni Sollima ed altri ancora. Se lo scorso anno era stata Carmen Consoli, prima “fimmena” in quel ruolo, a scatenare la terapia coreutica della Woodstock della Pizzica, quest’anno è il pianista marchigiano a contaminarla con il mondo del jazz (la presenza di Porter è emblematica al riguardo) e del blues. Anche se il coreografo Luciano Cannito preferisce parlare di “condivisione” di culture e di generi piuttosto che di “contaminazione”, per sottolineare gli ampi orizzonti della manifestazione, introdotta nei giorni scorsi da 18 concerti in 18 differenti comuni salentini. «Ho scelto il repertorio di quest’anno in base ai miei gusti e alle mie sensazioni personali» ammette Gualazzi, in attesa di dirigere l’Orchestra Popolare arricchita dalle presenze di Gerry Leonard, chitarrista del Bowie “Heaten” o “The next day”, del sassofonista Tim Ries (Rolling Stones), e al percussionista cubano Pedrito Martinez (Wynton Marsalis, Paul Simon, Paquito D’Rivera, Bruce Springsteen, Sting). «Non conoscendo né il dialetto salentino né il griko, infatti, la prima lettura che potevo avere di questi brani era solo musicale. Con il tempo però ci sono entrato dentro, afferrando pure il loro significato storico e sociologico». Prima della maratona, in diretta dalle 22.30 su Rai5 (Gualazzi ieri prima della prova generale ha minacciato un durata di 5 ore o giù di lì), si esibiranno i cantori e danzatori della città di Amatrice – cui è andato il milione e duecentomila euro raccolto lo scorso anno tramite sms durante la diretta tv oltre ai 54 mila versati dal pubblico – e la Barcelona Gipsy Balkan Orchestra per affermare il rifiuto del terrore ribadito anche dal testo affidato alla voce di Dario Soresin, fratello di Valeria, vittima italiana del Bataclan. «Mi piace la visione un po’ utopica di questa manifestazione» ammette la Vega. «Obiettivi alti significano voglia di crescere e questo non può che rendere felice un’americana come me, proveniente da un Paese in cui, al momento, sono invece abbastanza bassi». Ma quest'anno il lato più politico della Notte della Taranta lo ribadisce probabilmente la presenza della compositrice e attivista israeliana Yael Deckelbaum, autrice e interprete di quella “Prayer of the mothers” interpretata originariamente assieme ad esponenti del movimento interraziale femminile “Women Wage Peace” sorto nel 2014 durante l’escalation di violenze seguite all’operazione militare “Tzuk Eitan”. «Quattromila donne e madri israeliane, ebraiche e arabe che lo scorso ottobre hanno coraggiosamente marciato dal Nord di Israele fino a Gerusalemme per chiedere un accordo di pace vero e duraturo» spiega la Deckelbaum preannunciando per il 24 settembre prossimo una nuova iniziativa del genere. «Perché quando le donne si uniscono, la pace può diventare possibile».