Venerdì 26 Aprile 2024

Mengoni alza ancora l’arcobaleno "A volte le idee vanno urlate"

di Andrea Spinelli

Un disco con tanti colori diversi. Dai più tenui ai più intensi, perché così appare oggi ai nostri occhi la quotidianità. Il terzo capitolo del progetto Materia di Marco Mengoni si presenta così, come un prisma capace di scomporre il fascio luminoso della nostra quotidianità. Fra le undici canzoni c’è la Due vite portata sul gradino più alto di Sanremo e al quarto dell’Eurovision, in duetti con Elodie di Pazza musica, con Ernia di Fiori d’orgoglio e con Jeson di Lasciami indietro, ma c’è sono soprattutto uno sguardo obliquo sul presente. Non sempre pacificato.

Marco, in Materia (prisma) c’è un brano, The damned of the heart, con un inserto registrato con la voce di Mandela.

"Ci ho messo un paio d’anni a scriverlo. Su integrazione, accoglienza, eguaglianze, sofferenze dei tanti Sud del mondo c’è tanto da fare. Penso che una buona partenza sia parlarne".

Sensibilità d’artista.

"Sono una persona attenta, con delle idee. Un uomo con un vissuto che a volte va anche urlato e condiviso con gli altri. Oggi che la condivisione non è più una priorità, avere questo atteggiamento può anche apparire un po’ rivoluzionario".

La bandiera arcobaleno sventolata con il tricolore all’Eurovision ha fatto molto parlare.

"In Italia nel 2023 ci sono pensieri divisivi che, sinceramente, non riesco a capire. Ragionamenti che non voglio tanto osteggiare, ma solo comprendere. Per questo ho scelto di premolto sentarmi su un palco importante, stringendo la bandiera del mio paese assieme a quella più inclusiva che c’è. L’ho fatto per ribadire che pure quelle ritenute ‘minoranze’ sono parte integrante della nostra società".

Reazioni?

"Qualche commento negativo c’è stato, ma sono stati molti di più quelli positivi. D’altronde mi sono sempre confrontato con la società in cui vivo e certi argomenti li ho affrontati in ogni tour e in ogni disco. Ovviamente i palchi non sono tutti uguali. E quello di Liverpool era particolarmente esposto. Ma se hai un po’ paura per certi discorsi che senti e certe azioni che vedi, c’è bisogno di urlare più forte. E di farlo lì dove tutti possano sentirti".

C’è chi parla di fascismo quotidiano.

"La parola fascismo mi fa così paura che non voglio neppure usarla. La cosa che mi spaventa di più è la certezza dei toni che si sentono nella discussione politica, come se chi li usa non vivesse in mezzo alla gente o andasse a fare la spesa al mercato. Un po’ come pretendere di parlare della situazione di Cuba dopo averci passato una settimana chiuso tra le quattro pareti di un albergo a cinque stelle".

In Emilia-Romagna stanno programmando due grossi eventi musicali a sostegno delle popolazioni colpite dall’alluvione. Ci andrebbe?

"Non ci siamo ancora confrontati, ma, nel caso m’invitassero, il mio sarebbe assolutamente un sì".

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