Giovedì 10 Ottobre 2024
MARCO VICHI
Libri

Silvio D’Arzo: semplice e indimenticabile

“Alla ricerca del libro perduto” con Marco Vichi: “Casa d’altri” (Einaudi) uscì nel 1953. Per Montale era “perfetto”

Silvio D'Arzo (Ezio Comparoni), Reggio Emilia, 1920-1952

Firenze, 22 settembre 2024 – Esistono romanzi indimenticabili, ma ci sono anche molti racconti indimenticabili, che hanno la stessa potenza letteraria di un grande romanzo, basti pensare all’immenso Čechov. Uno dei racconti cui penso spesso, nonostante lo abbia letto ormai molti anni fa, è “Casa d’altri di Silvio D’Arzo (pseudonimo di Ezio Comparoni 1920 – 1952), che Montale definì “il racconto perfetto”. Non me ne voglia il grande poeta, se almeno per me definire perfetta una creazione umana significa toglierle qualcosa, perché le opere d’arte sono forse il cammino di un artista (con o senza apostrofo) verso la ricerca della perfezione, ma non la perfezione, che somiglia più a una pietra sotto la quale si seppellisce tutta la sua opera. Ma andiamo avanti.

Questo racconto lo metto allo stesso livello di “Bartleby lo scrivano di Melville, per la potenza, per la leggerezza, e anche per la forza rivelatrice dei dialoghi. Letteratura magica, fatta di niente, cioè con una trama semplice, esile, trasparente, che però diventa profondissima e universale. Lo scenario di “Casa d’altri” è un paesello sull’appennino emiliano, i protagonisti sono un prete che va per i sessanta, soprannominato Doctor Hironicus, e una vecchietta, Zelinda, che ha una capra, nient’altro che una capra. Da questo “materiale” ecco scaturire un capolavoro, ingiustamente poco conosciuto ma apprezzatissimo dai critici, dai curiosi, dai lettori che via via hanno il piacere di scoprirlo (molto spesso con il passa parola, come questo articolo): un racconto che tutti dovrebbero leggere, per capire come la grande letteratura non è infarcita di virtuosismi o di belle frasi giustapposte, ma emerge dalla semplicità, andando ad affondare lo sguardo in quelle zone poco illuminate che abbiamo tutti nelle nostre profondità, anche raccontandoci una storia che non ha nulla a che vedere con la nostra vita.

“Casa d’altri” ci racconta, o forse è meglio dire “ci mette davanti agli occhi”, una vicenda limpida, dolorosa, cruda, delicata, violenta, filosofica, esistenziale… che ci costringe a sentirci coinvolti, a pensare al dolore, a riflettere sulla vite e sulla morte, o semplicemente (si fa per dire) a commuoverci.