"L’insetto non può essere disgnato. Neanche da lontano va mostrato": così Franz Kafka in una lettera al suo editore Kurt Wolff a proposito della copertina del suo racconto La metamorfosi, destinato – ma l’autore non farà in tempo a saperlo – alla celebrità letteraria. Perciò Nicolas Mahler ha buone ragioni per chiedersi, in corrispondenza del suo disegno dell’insetto: "Chissà se Kafka sarebbe stato d’accordo con questa rappresentazione di Gregor trasformato in scarafaggio".
A tutto Kafka di Mahler (Edizioni Clichy) non è propriamente una graphic novel, ma un essenziale racconto accompagnato da disegni altrettanto essenziali, fino a comporre un efficace “ritratto in breve“ della vita e dell’opera del grande scrittore praghese.
Mai come con Kafka l’intreccio fra biografia e produzione letteraria è fonte primaria di comprensione, visto che l’opera si presta a diverse e contrastanti interpretazioni; la sua stessa sorte – i libri maggiori sono stati pubblicati solo postumi – mostra quanto sia stata spiazzante. Mahler prova a cogliere l’intimo sentire di Kafka e lo mostra al lettore, insieme con le persone che gli furono vicine e i personaggi dei suoi libri e racconti, con un tratto minimalista a prima vista infantile ma molto accurato ed espressivo.
Kafka era perennemente insoddisfatto dei suoi scritti e solo uno – sul finire della vita – gli parve almeno "sopportabile": era Il digiunatore; Mahler disegna questa scena mostrando un Kafka filiforme, prosciugato dalla malattia, sul letto di morte. Aveva quarant’anni, era un secolo fa.
Lorenzo Guadagnucci