
Geoffry Rush è Albert Einstein nella serie Genius (Ansa)
Londra, 3 maggio 2017 - Tra serial killer, poliziotti, guardie forestali, pompieri e medici nessuno aveva ancora pensato di dedicare una serie ai geni. Rimedia il canale National Geographic che, in collaborazione con Fox, ha realizzato la prima, dedicata ad Albert Einstein, dal titolo “Genius”. La serie in 10 puntate - presentata a Londra ai giornalisti di tutto il mondo - va in onda sul canale 403 di Sky dall’11 maggio alle 20,55 e ha come protagonista un Geoffrey Rush calato in modo sbalorditivo nella parte di Einstein anziano, mentre il corrispettivo giovanile (dalla nascita alla fine degli anni Trenta) è interpretato da Johnny Flynn, musicista prestato alla recitazione. Del cast fa parte Emily Watson, nel ruolo della cugina e seconda moglie di Einstein. Il regista del primo episodio è Ron Howard, l’ex Richie Cunningham diventato il gallo delle uova d’oro di Hollywood (“Cocoon”, “Apollo 13”, “Rush”, “Inferno”), nonché regista premio Oscar (“A Beautiful Mind”) .
La prospettiva scelta da Howard è davvero poco tradizionale: giusto per fare un esempio, la prima scena vede un Einstein già piuttosto anziano accoppiarsi in modo alquanto energico con la segretaria, in piedi contro la lavagna. La seconda moglie Elsa, secondo le ricostruzioni storiche, era a conoscenza della relazione, «il loro era un matrimonio aperto», ha raccontato a Londra Howard, «lei era molto orgogliosa di essere “lady Einstein” e in realtà gli fece da vero e proprio manager, contribuendo a crearne il mito. Negli anni Venti gli scienziati finivano sui giornali, erano delle vere rockstar dell’epoca». Sentiremo parlare anche della teoria della relatività? «Il nostro scopo non è fare un educational. Daremo un’idea della sua fisica visualizzandola». Il film racconta anche le difficoltà di Einstein in una Germania sempre più nazista ma, allo stesso tempo, anche dei problemi per sbarcare in America: «Solo realizzando il film ho scoperto che Hoover l’aveva ostacolato, perché pensava che fosse comunista».
Geoffrey Rush attore Oscar per “Shine” e magnifico protagonista di “L’ultima offerta” di Tornatore, si è immedesimato alla perfezione nel personaggio: «La nostra intenzione era scoprire l’uomo dietro la mente, comprese le sue debolezze, per esempio verso le donne di cui subiva il fascino. Sosteneva che la monogamia non è normale, e suffragava la tesi con spiegazioni logiche». Come si affronta una biografia del genere? «La storia è nota, quindi devi raccontare non cosa, ma come avviene». Sull’affermazione è d’accordo anche Ron Howard: «È completamente diverso trattare una storia vera, perché paradossalmente deve essere più verosimile di una storia inventata. Ricordo che dopo l’anteprima di “Apollo 13” uno spettatore scrisse sul foglio dei commenti: “È la solita schifezza Hollywoodiana. Nella realtà quegli astronauti non si sarebbero mai salvati!”». Emily Watson interpreta la moglie Elsa, che gli fu al fianco nella seconda parte della vita: «Einstein si proclamava ebreo per nazionalità, non per religione. Lei amava essere la moglie di una persona nota in tutto il mondo. In una circostanza gli salvò anche alla vita: senza di lui Einstein sarebbe potuto morire». Un uomo la cui fama è arrivata intatta fino a oggi e che è perfettamente rappresentato dalla sua stessa frase: «Come mai nessuno mi capisce e tutti mi amano?».