
Jose Lizarraga Picciotti, titolare della struttura in cui è stata operata Alcivar Chenche Ana Sergia, morta dopo l'intervento di liposuzione, in una foto presa dal suo profilo Instagram
Roma, 10 giugno 2025 – Tragedia a Roma, dove una donna di 47 anni è morta a seguito di un malore che l’ha colpita durante un intervento di liposuzione in uno studio medico privato.
La vittima, Alcivar Chenche Ana Sergia, è di origine ecuadoriana: nella serata tra domenica e lunedì è stata trasportata d’urgenza al Policlinico Umberto I, dove è arrivata
alle 20:32 in arresto cardiocircolatorio e già intubata: sul mezzo di soccorso è stata anche sottoposta ad massaggio cardiaco da parte dell'anestesista che la accompagnava. La paziente è arrivata all'Umberto I con l'ambulanza privata chiamata assieme al 118 ma arrivata prima. In ospedale per oltre un'ora si è tentato di rianimarla ma inutilmente.
La liposuzione risalirebbe a domenica pomeriggio, intorno alle 17, e sarebbe stata interrotta per complicazioni.
Perdita di coscienza associata a un'ipotensione marcata e un quadro generale di shock da ricondurre a molteplici cause sarebbero stati i sintomi accusati dalla donna.
In base a quanto si apprende il titolare della struttura, un appartamento in zona Torrevecchia alla periferia nord-ovest di Roma, era gestito da Jose Lizarraga Picciotti, un medico cittadino peruviano di 65 anni finito nel registro degli indagati assieme all'anestesista e una infermiera. Picciotti ha precedenti per lesioni riguardo ad interventi avvenuti nel 2006 e nel 2018: è stato denunciato da pazienti che si erano sottoposte a liposuzione e interventi di chirurgia estetica. Anche l'anestesista ha alcuni precedenti per vicende, però, non legate alla professione medica.

Come se non bastasse, lo studio dove è stato effettuato l’intervento era sprovvisto di autorizzazione da 13 anni. La struttura aveva ottenuto l'ultima autorizzazione valida, della durata di cinque anni, nel 2007.
"Offriamo il miglior prezzo del mercato italiano senza abbassare la qualità/sicurezza in ciascun intervento'', scriveva Picciotti sulla pagina Facebook del centro estetico, dicendo anche di aver studiato Maters in Reconstructive Microsurgery presso Örebro University, in Svezia, e Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Sui social il chirurgo mostra un tenore di vita da nababbo. In un post si fa fotografare accanto ad auto di lusso sotto la scritta: ''Se perdi un grande amore, cercane uno migliore". Il medico era pronto ad allargare la sua attività al mondo della ristorazione. In uno degli ultimi post reclamizza l'apertura di un ristorante definendosi ''il maestro del miglior pollo alla brace del Perù a Roma''. L'uomo è ora indagato per omicidio colposo insieme a un anestesista e un'infermiera. Dopo la morte della 46enne molti utenti stanno pubblicando commenti ai post del 65enne. ''Intanto una 47enne è morta a causa della sua imperizia e mancanza di scrupoli!'' scrive Michele. E un utente chiosa: ''Esperto di polli vedo…''.
Domani il pm Andrea D'Angeli, titolare del procedimento, affiderà l'incarico per l'autopsia.
L’ipotesi di reato è di omicidio colposo. Disposto il sequestro dell'ambulatorio.
L’Ordine dei medici: “Serve intervento legislativo”
"La medicina estetica va messa in sicurezza. Quanto accaduto a Roma segue altri episodi simili negli ultimi mesi. Avevamo già chiesto un intervento di carattere legislativo che limiti l'attività chirurgica-estetica solo a chi ha titoli e competenze". Così Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), interviene sul caso di Torrevecchia. "I cittadini devono sapere che chi ci mette le 'mani addosso' è formato per farlo al meglio - continua Anelli -. Quindi si devono definire i percorsi formativi che portano a sviluppare le competenze e avere elenchi da custodire negli Ordini sulla base di questi percorsi. Le società scientifiche di riferimento si stanno muovendo e abbiamo avviato degli incontri, noi daremo il nostro contributo".