Mercoledì 24 Aprile 2024

Enrico Brizzi e l’ultimo libro: “Il giovane Ferrari, sogno a tutto gas”

Lo scrittore vara una trilogia dedicata al Drake. Arriva il primo volume: ‘Enzo, un mito già da ragazzo’

Enrico Brizzi parla del suo ultimo libro: "Enzo - Il sogno di un ragazzo "

Enrico Brizzi parla del suo ultimo libro: "Enzo - Il sogno di un ragazzo "

C’è una carovana festante di automobili che attraversano la via Emilia, da Modena a Bologna. È il 1908, ci sono l’aria frizzante del nuovo secolo, l’esaltazione per la modernità. A bordo di una delle macchine, guidata dal padre Fredo, c’è un bambino: Enzo Ferrari. La folgorazione per quella magia è iniziata. Così come la leggenda del Drake, raccontato nel nuovo libro di Enrico Brizzi, Enzo - Il sogno di un ragazzo (HarperCollins). Lo scrittore bolognese ripercorre nel primo volume di una trilogia i primi passi nel "circo del mondo" del fondatore della mitica casa automobilistica. Che fu anche giornalista, pilota, ragazzo di provincia.

Brizzi, che cosa l’ha colpita di Ferrari, tanto da dedicargli una saga?

"Il fascino per una figura come la sua si respira anche solo per il fatto di nascere e crescere in Emilia, è vicina a quello che gli antichi chiamavano genius loci. È inevitabile rendersi conto di quanto il mito delle “rosse“ sia diffuso. Trovi le bandiere con il cavallino nelle aie di campagna come nei balconi borghesi di città. Quando corre la Ferrari è una sorta di passione collettiva anche per chi non è appassionatissimo di motori".

A proposito. Lei ha raccontato viaggi a piedi e sui pedali, ora una storia di velocità.

"Quando cammino sperimento la libertà. Per i padri dei nostri padri, gli emiliani di cento anni fa, l’automobile era la libertà, l’avventura. Quando Ferrari era bambino esisteva solo la promessa di un mezzo nuovo".

Che Drake ha scoperto, addentrandosi nella sua vita?

"Per un giovane suggestionato dall’automobile, era inevitabile innamorarsi del Futurismo. Ho studiato la sua biografia, ne esistono tante, ma la fonte primaria resta quella scritta da lui: Ferrari ha creato lui stesso il suo mito. Oltre alla meccanica, sentiva anche una grande attrazione per la musica e il giornalismo. Il primo lavoro con risonanza pubblica è un suo articolo scritto a soli 16 anni su una partita Modena-Inter".

E l’imprenditore ormai noto in tutto il mondo?

"Aveva questa immagine dell’uomo burbero, a tratti cinico. Invece, leggendo le lettere che scriveva alle donne che amava e agli amici stretti, sempre con la stilografica dall’inchiostro violetto, era un gran sentimentale. Un romantico che faceva la faccia da duro".

Nel volume tornano temi a lei cari, come il rapporto fra i fratelli – qui l’amato Dino – scomparso poco dopo il padre.

"Il libro arriva fino ai suoi vent’anni, mentre sto scrivendo il secondo che è ambientato fra le due guerre. Una cosa che mi ha affascinato nell’urgenza di raccontare questa storia è la dimensione dell’adolescenza, l’età in cui un individuo si forma, con l’emulazione dei genitori, il fratello bravissimo a scuola, l’amico. E poi il primo amore per l’unica ragazza capace di fargli conoscere la lingua della speranza".

Un suo ricordo legato alla Ferrari di Ferrari?

"Il giorno in cui è morto Gilles Villeneuve. Era quel pilota per cui tutti tifavano, per la faccia pulita, perché sfasciava le macchine pur di non alzare il piede dal gas. L’idea che un uomo così abile e spericolato potesse andarsene sotto i nostri occhi in tv è stata una delle prime volte in cui mi sono reso conto che gli eroi dei motori possono morire davvero. Mesi dopo c’era il suo poster ovunque ed è arrivata la consapevolezza che chi è molto amato vive per sempre nel cuore della gente".

Il sottotitolo è “Il sogno di un ragazzo“. E lei che sogni aveva da ragazzo, li ha realizzati?

"In un quaderno delle elementari scrivevo che amavo viaggiare e scrivere per i giornali, volevo essere reporter. Mai avrei pensato che fare il romanziere potesse essere un mestiere dopo il 1800: a questo riguardo il sogno si è realizzato, e ne sento la responsabilità. Se hai una cosa bella, la devi difendere".

E intanto sono passati trent’anni da Jack Frusciante è uscito dal gruppo.

"Era il 1994. Il prossimo anno faremo una grande festa".

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