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Sacro e profano, Modena è tutto

di LORELLA BOLELLI -
29 agosto 2021
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“Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è, sulle panchine in piazza Grande. Ma quando ho fame di mercanti come me qui non ce n’è...” L’equivoco si è trascinato per anni. La canzone di Lucio Dalla composta nel 1971 non si riferiva alla bolognese piazza Maggiore ma a quella piazza Cavour su cui lui aprì gli occhi sul mondo il 4 marzo 1943 e che adesso ospita la statua in bronzo in suo onore voluta dal cugino Lino Zaccanti. In Emilia però esiste una piazza Grande ed è il cuore pulsante di Modena, quella su cui si affacciano il simbolo della città, ovvero la Ghirlandina, e il duomo romanico. Un complesso monumentale che dal 1997 è stato riconosciuto dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità. La prima pietra del Duomo venne posata il 9 giugno 1099 e una cronaca contemporanea, la ‘Relatio de innovatione ecclesiae Sancti Geminiani’ tramanda che la scelta dell’architetto avvenne per ispirazione divina. L’eletto fu Lanfranco, rivoluzionario e visionario, capace di creare un modello architettonico per tutta l’arte romanica fiorita dopo di lui anche se per la realizzazione del suo capolavoro usò materiale di riciclo. Il rivestimento lapideo deriva infatti da materiali della Mutina romana. Ma ciò non inficia il valore assoluto di questa basilica a tre navate su cui agì per le sculture un genio assoluto come Wiligelmo. Il Portale Maggiore e la facciata sono un campionario di raffigurazioni sacre e profane, celestiali e mostruose, una summa della spiritualità dell’uomo medievale, sospeso tra fede, speranza, timore, dubbi e certezze. Non sfugga allo sguardo del visitatore la preda Ringadora, un masso di marmo rosso situato di fronte allo scalone d’ingresso del Palazzo Comunale, usato un tempo per arringare la folla, e la misteriosa Bonissima, la statua di donna collocata nell’angolo alto dello stesso palazzo. Chi abbia mantenuto un minimo di fiato, può affrontare la salita della Ghirlandina: 200 gradini per raggiungere la sommità della torre e godere di un panorama a 360° sulla città. Più tranquille ma non meno suggestive le visite al Museo del Duomo e alle sale storiche del palazzo comunale, finemente dipinte e affrescate. Il municipio custodisce anche l’Acetaia pubblica e, per rimanere sul fronte food, vale la pena fare una sosta al Mercato storico Albinelli. Contenitore in stile Liberty per acquisti di prodotti Dop e Igp: dai tortellini al cotechino, allo zampone, al parmigiano, al Lambrusco, al dolce Bensone fino alla zuppa inglese e agli amaretti. Capitale del Ducato estense da quando nel 1598 Ferrara passò al Papa e Cesare I si sistemò per un po’ nel Castello fatto erigere nel 1291 dal suo antenato Obizzo d’Este, Modena dovette aspettare l’avvento di Francesco I per avere un nuovo e meraviglioso palazzo. Oggi è sede dell’Accademia Militare. La collezione delle opere d’arte appartenute ai Duchi d’Este si possono ammirare invece alle Gallerie Estensi comprendenti la Galleria, al quarto piano del Palazzo dei Musei in Largo Porta Sant’Agostino 337, il Museo Lapidario, la Biblioteca Estense Universitaria, la Pinacoteca Nazionale, il Palazzo Ducale di Sassuolo. Più prosaica invece la sosta al Museo Enzo Ferarri, 2500 metri quadrati, opera dell’architetto Jan Kaplicky che ha allestito l’esposizione delle auto del mitico Cavallino insieme a un video che racconta i 90 anni di vita di Enzo Ferrari. Accanto, l’officina del padre di Enzo, ospita il Museo dei Motori Ferrari.
IL MITO
Sulle orme di big Luciano. Ecco i luoghi di Pavarotti Chi arriva a Modena in treno o in auto si trova automaticamente nei pressi del Parco Novi Sad, oggi Parco archeologico Novi Ark. Qui, dal 1992 al 2003 si è tenuto il ‘Pavarotti & Friends’. Il tenore volle portare nella sua Modena il meglio del pop e del rock mondiale in nome di quell’eclettismo che ne ha contrassegnato la carriera e l’ha proiettato in un firmamento popolato non solo da amanti della lirica. Ma il luogo d’elezione del suo talento era la ribalta teatrale e il Teatro Comunale oggi gli è intitolato mentre una sua statua campeggia nella limitrofa piazza Goldoni. In Stradello Nava 6 c’è invece la casa in cui ha vissuto gli ultimi anni, trasformata dalla vedova Nicoletta Mantovani in un Museo, mentre la tomba si trova al cimitero di Montale.

L’ECCELLENZA
Nelle acetaie aperte si degusta il balsamico Non solo cantine. Non solo vino. L’appuntamento, domenica 26 settembre prossima, è con ‘Acetaie Aperte 2021’. Il mondo del balsamico di Modena si aprirà per far conoscere i segreti del pregiato condimento attraverso visite nelle acetaie e degustazioni. Tra l’altro è di questo mese la notizia che il Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP si sta muovendo per l’adozione del marchio ‘Made Green in Italy’ che introduce nelle aziende certificate un sistema di monitoraggio ambientale sul ciclo di vita del prodotto.