Mercoledì 8 Maggio 2024

Apprezzeremo di più quello che ci è mancato

Nichetti: "Perdersi in un paesaggio, entrare nel protagonista: sul grande schermo si può. Lontani dalla tentazione di cambiare canale"

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di Simona Ballatore

"Perdere la musica, il teatro, il cinema, i musei, gli eventi e le fiere di settore, ci aveva fatto vivere... un po’ meno. Ripartire, a volte, può essere anche più bello". Per Maurizio Nichetti attore, regista, insegnante, la ripartenza ha questo sapore: "L’emozione di una prima volta. Quello che ci è mancato in questi mesi lo sapremo apprezzare ancora di più".

Nichetti, ma quanto ci è mancato il cinema in sala?

"Tanto. Ci sono mancate le serate con gli amici. Un film visto insieme e discusso al ristorante subito dopo. Ci è mancato il grande schermo. Perdersi in un paesaggio o entrare nell’animo di una protagonista. Tutto questo a casa, davanti al televisore, non è la stessa cosa. È più facile annoiarsi e la tentazione di cambiare canale è sempre forte...".

Qual è il primo film che ha visto alla riapertura delle sale?

"Boys di Davide Ferrario, ma era un’anteprima e si doveva ancora stare distanziati. Da quando siamo tornati al 100% non ci sono ancora andato a causa di una regia teatrale che mi ha tenuto lontano dal cinema (Milena ovvero Émilie du Châtelet, con Milena Vukotic al teatro Off Off di Roma, ndr). Ma vedere una sala teatrale piena è stata un’emozione".

La pandemia ha insegnato qualcosa anche al cinema?

"Ci ha fatto apprezzare ogni gesto. Chiudere i set e doverli riaprire con grande attenzione ce li farà maneggiare con cura. Forse da tutto questo nascerà una generazione più attenta ai comportamenti corretti, più sensibile ai risparmi energetici, più rispettosa delle regole sul lavoro".

Come sta il cinema italiano oggi? Come rianimarlo?

"Da quando ho iniziato a fare cinema (negli anni Settanta) già c’era chi diceva che il cinema non era più quello di una volta (i favolosi anni ’50) ripeterlo oggi sarebbe banale, ma pensare al cinema come ad un’arte unica risulterebbe riduttivo in anni in cui l’audiovisivo non si accontenta di contaminarte i generi, ma persino i linguaggi. Un po’ film, un po’ televisione, un po’ reality, un po’ video game... come una famosa serie sud coreana che tutti stanno vedendo e commentando in questi giorni (Squid Game). Il cinema italiano ne dovrà tenere conto..."

Sono ripartiti anche i Festival in presenza... Una necessità?

"Con Visioni dal Mondo festival internazionale del Documentario siamo stati tra i primi a tornare in sala, arricchiti dall’edizione su My Movies dello scorso anno. Ecco come da una limitazione pandemica, possiamo uscire migliorati nelle nostre esperienze e capaci di dialogare anche da remoto, ordinare una spesa on line, ottimizzare i nostri impegni lavorativi per avere più tempo libero... anche da dedicare al cinema!".

I giovani sono chiamati a “ridisegnare“ il cinema?

"Fortunatamente i giovani non hanno bisogno di proclami o pianificazioni annunciate. È nella loro natura partire pieni di energie, speranze e sogni, tre qualità che, oggi più che mai, sono indispensabili per guardare avanti e non piangere su quello che è stato".