Venerdì 26 Aprile 2024

Tra droni e partigiani, Putin si trova la guerra in casa

Sempre più frequenti gli attacchi dei droni ucraini e stanno diventando regolari le incursioni dei “partigiani“ russi, unità armate dagli ucraini, in particolare dai servizi segreti militari, nei territori di confine

Roma, 2 giugno 2023 – Brutta cosa la guerra. E passo dopo passo, il Cremlino scopre che la guerra che lui ha voluto ribattezzandola con la rassicurante definizione “operazione militare speciale”, sta entrando in Russia. E fa danni, morti, feriti. Sempre più frequenti gli attacchi dei droni ucraini (oggi bombardati due impianti petroliferi a Smolensk) e stanno diventando regolari le incursioni dei “partigiani“ russi, unità armate dagli ucraini, in particolare dai servizi segreti militari, nei territori di confine. E persino Vladimir Putin, che l’operazione speciale l’aveva pensata come una veloce e soprattutto indolore operazione di “cambio di regime“ a Kiev, inizia a preoccuparsi.

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Bisogna fare di tutto – ha detto il presidente russo Vladimir Putin, durante una riunione del Consiglio di sicurezza – per impedire la destabilizzazione del Paese. “E’ necessario discutere dei modi per garantire la sicurezza della Russia, in particolare la sicurezza politica interna, tenendo conto degli sforzi intrapresi e intensificati dai nemici dello Stato con l’obiettivo di scuotere la situazione all’interno della Russia – ha affermato il presidente russo – . Dobbiamo fare tutto il possibile per impedire loro di farlo in qualsiasi circostanza”.

Partigiani russi, 'un nostro tank a Novaya Tavolzhanka'
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Tra giovedì e oggi è andata in scena una nuova incursione dei “partigiani russi” dell’Rdk e dell’Lsr che sono entrati con due colonne ciascuna da un 4-6 Btr 80/82 (mezzi blindati da trasporto truppe) e carri armati T72 più alcuni pick up e da Oriotsheve hanno mosso verso Novaya Tavolzhanka e Arkangelskoe, due località che hanno preso per qualche ora (ci sono foto satellitari geolocalizzate) poi da qui sono avanzati fino alla periferia di Shebekino che è stata fatta segno di tirio di obice di mortaio, che tra l’altro avrebbero incendiato la sede dell’amministrazione della città e un impianto industriale.

Dopodiché, ieri, i “partigiani“ russi sarebbero rientrati. La Russia conferma l’incursione ma sostiene che "l’attacco su tre direttrici è stato respinto uccidendo 50 militari ucraini”.

In realtà pare che i “partigiani russi“ abbiano perso un paio di blindati Btr e altrettanti pickup per un totale di sei morti e 5-7 feriti.

Sconosciute le perite tra i soldati russi ma fonti del governatore locale Vaycheslav Gladkov parlano di due donne morte e due uomini feriti gravi tra i civili, a causa di un bombardamento nel villaggio di Maslova Pristan.

Uno dei due gruppi di partigiani – la Legione per la libertà della Russia – ha mandato un comunicato all’agenzia Reuters per rivendicare l’azione e indicare i suoi obiettivi. "L’intera regione di Belgorod – dice – sarà libera. E poi l’intera Russia. Uno dei nostri obiettivi tattici è richiamare truppe russe da altre parti del fronte ucraino un altro è mostrare ai russi che un paese diverso è possibile, che c’è un gruppo armato pronto a lottare per la libertà. Voghiamo che si uniscano a noi”.

Propaganda, certo, ma per per Putin avere la guerra in casa è un problema, anche perché non ci sono solo i “partigiani“ e gli atti di sabotaggio interni alla Russia.

Ci sono anche i droni. Dopo l’attacco ai tre grattacieli di Mosca – largamente simbolico, i droni avevano meno di 2 kg di esplosivo – stavolta due velivoli senza pilota hanno attaccato le cittadine di Divasy e Peresna nella regione di Smolensk, a 270 Km dal confine ucraino. Secondo il governatore non ci sarebbero danni. Un altro attacco di droni ci sarebbe stato a Kursk.

Putin ha quindi buoni motivi per preoccuparsi, la guerra non si risolve come voleva ed è anzi bloccata in un cul de sac senza prospettive per i russi e il clima all’estero è sempre meno favorevole.

Anche perché attorno ai suoi amici, sui quali contava per minare la volontà di resistenza dell’occidente, viene fatto terremo bruciato. In Francia nel rapporto di una commissione d’inchiesta parlamentare sulle ingerenze straniere Il partito di estrema destra francese guidato da Marine Le Pen, il Rassemblement National, è accusato di essere stato “una cinghia di trasmissione” del potere russo nel paese transalpino. E così in occidente Putin è sempre più solo e conta armai solo sugli amici cinesi per trovare una via d’uscita che gli salvi un po’ la faccia e il potere. 

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