Mercoledì 24 Aprile 2024

Sanna e le altre premier del Nord. In casa e al governo comanda lei

In Finlandia la più giovane leader al mondo. Ma anche nei paesi vicini alla guida ci sono le donne. Di destra e di sinistra, europeiste o scettiche: sono trainate soprattutto dal voto degli elettori uomini

Sanna Marin, 34 anni, è la più giovane premier al mondo

Sanna Marin, 34 anni, è la più giovane premier al mondo

Al nord comandano le donne. Su nove paesi tra Scandinavia e repubbliche baltiche, senza dimenticare l’Islanda, sette hanno premier donne. In Italia aspettiamo sempre un capo di governo e un presidente della Repubblica che non sia un uomo. Non siamo gli unici, per la verità, anche i francesi hanno preferito finora i signori al governo. Al sud siamo inguaribili maschilisti? Nella classifica internazionale in base alla situazione sociale delle donne, al primo posto troviamo la Norvegia, seguita dalla Svizzera, dalla Danimarca e dalla Svezia. Noi ci classifichiamo al 28esimo posto su 167 paesi, ma in Europa siamo in coda. Al nord solo la Lettonia e la Norvegia hanno premier uomini, ma anche a Oslo fino allo scorso ottobre era primo ministro la conservatrice Erna Solberg, 60 anni.

È un caso o esiste una ragione? La domanda riceve molte risposte da sociologi e esperti di politica internazionale, troppe per avere un’opinione sicura. Qualcuno arriva a spiegare il predominio femminile con il clima. In Finlandia o in Norvegia per lunghi mesi si è costretti a vivere in casa, dove finisce per comandare la madre e la moglie, e gli uomini finiscono per preferire le donne anche al governo del paese. Le donne che arrivano in Parlamento o diventano ministre sono scelte dagli uomini, e non piacciono di solito alle elettrici. Forse per capire perché al nord ci siano al comando più donne che uomini basterebbe studiare le loro biografie.

La finlandese Sanna Marin è la più giovane premier al mondo, eletta a 34 anni il 19 dicembre de 2019. Socialdemocratica, sposata con Markus, ha una figlia, Emma di quattro anni. "Ma io ho due madri, e da piccola mi sentivo inesistente perché non osavo dire ai compagni di non avere un padre". I genitori si separarono infatti quando lei era piccola e la madre iniziò poi una relazione con un’altra donna. Anche le leader dei quattro partiti che fanno parte del suo governo sono tutte donne. E la Finlandia è stata denunciata perché non rispetta la parità di genere: al governo gli uomini sono in netta minoranza.

"Non mi interessano il mio sesso e la mia età", dichiara Sanna, "ma le ragioni per cui sono entrata in politica e per cui sono stata eletta… Voglio che ogni bambino abbia la possibilità di diventare quel che desidera".

Magdalena Andersson è riuscita a conquistare la Svezia, l’ultimo bastione maschile al nord, e ha battuto anche il record per la durata: la prima capo di governo a Stoccolma è rimasta in carica solo per sette ore, il 24 novembre dell’anno scorso. La socialdemocratica Magdalena, 55 anni, si dimise perché venne bocciato il suo bilancio preventivo, ma la sua fermezza venne premiata cinque giorni dopo: la rielessero perché era la più competente. Sposata, due figlie, ha studiato economia a Harvard. Da ragazza era una campionessa di nuoto, selezionata per le Olimpiadi di Mosca nel 1980, "ma nuotare", spiega, "mi prendeva troppo tempo e preferivo studiare". Meglio l´università che una medaglia d’oro.

Kaja Kallas, 43 anni, socialdemocratica, è diventata premier in Estonia nel gennaio dell’anno scorso. Figlia del premier riformista Siim Kallas, è avvocato, specializzata nel controllo antitrust. Sua madre Kristi, a sei mesi, insieme con la nonna, fu deportata in Siberia dai sovietici, e ritornò a Tallin dopo dieci anni. Suo nonno Eduard fu uno dei fondatori dell´Estonia nel 1918. Ma non deve la carriera alla storia della famiglia. Kaja è stata scelta come esperta per il controllo dell’economia.

Mette Frederiksen, 45 anni, socialdemocratica, è diventata primo ministro in Danimarca nel 2019: la premier piu giovane nella storia danese. Appena in carica ha sfidato Donald Trump che aveva proposto di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca. "Non appartiene a noi", gli rispose con durezza, "la Groenlandia appartiene a chi ci vive". Il presidente americano annullò la visita in programma a Copenhagen. È di sinistra, ma all´ideologia preferisce i reali problemi sociali: "La globalizzazione e l’immigrazione incontrollata vengono pagate dalle classi disagiate". Il profitto per lei non è un indice di benessere collettivo e gli immigrati vanno accolti senza ledere i diritti dei cittadini.

Ingrida Simonytè, 47 anni, è stata eletta in Lituania nel dicembre del 2020. Conservatrice ma non iscritta ad alcun partito, guida una coalizione di centrodestra ed è una convinta europeista. Il suo Paese, tre milioni di abitanti, è un baluardo innanzi al potere della Russia: "Vorremmo", dice, "che i nostri vicini credessero nei diritti umani e nella libertà". La Lituania ha cominciato a erigere una rete alta tre metri e lunga 550 chilometri al confine con la Russia e la Bielorussia per bloccare l´afflusso di migranti.

"Noi siamo sensibili e pronti all’ospitalità, ma i fuggiaschi vengono usati da Minsk e da Mosca come arma per destabilizzare il nostro paese". I lituani si sentono rassicurati dalla signora Ingrida: "Passare un confine non è un diritto assoluto", risponde a chi l’accusa.

L’Islanda ha appena 350mila abitanti, quanto una città di medie dimensioni, dove quasi tutti si conoscono almeno di vista, e dal 2017 hanno fiducia nella premier Katrin Jakonsdòttir, 46 anni, verde e anti Europa. "Non abbiamo bisogno di Bruxelles", sostiene e il 60 per cento degli islandesi è d´accordo. Vorrebbe uscire anche dalla Nato: "La sicurezza non si difende con le armi ma con i rapporti diplomatici, con il dialogo". Pacifista perché donna? O una realista: l’Islanda non ha un esercito, neppure un aereo militare, solo una marina per difendere i pescherecci.