Giovedì 25 Aprile 2024

Rosario Aitala, chi è il giudice italiano che indagherà sui crimini di guerra in Ucraina

Il magistrato è stato eletto nel 2017 alla Corte penale internazionale dell'Aja. Seguirà il fascicolo sui massacri commessi in città diventate simbolo della guerra come Mariupol, Bucha, Irpin

Salvatore Rosario Aitala (foto senato.it)

Salvatore Rosario Aitala (foto senato.it)

Roma, 13 aprile 2022 - Ci sarà un giudice italiano nel collegio della Corte penale internazionale dell'Aja chiamato a stabilire se la Russia di Vladimir Putin ha commesso crimini di guerra in Ucraina. Si chiama Rosario Aitala, 54 anni, uno dei tre componenti incaricato dalla presidenza della Corte penale internazionale di seguire il fascicolo riguardante gli eventuali crimini di guerra compiuti dall'esercito russo dall'inizio dell'invasione e della guerra in territorio ucraino. Oltre a lui nella seconda Sezione istruttoria ci saranno i giudici Antoine Kesia-Mbe Mindua e Tomoko Akane.

Chi è Rosario Aitala

Professore di diritto internazionale penale alla Luiss, ex funzionario di polizia, magistrato dal 1997, Salvatore Rosario Aitala è arriva alla Corte pentale internazionale dell'Aja dopo una lunga carriera nella quale si è occupato di conflitti e criminalità internazionale in aree di crisi come Albania, Afghanistan, Balcani, America Latina. E' stato consigliere per gli affare internazionali dell'ex presidente del Senato, Piero Grasso. Il 7 dicembre 2017 a New York Rosario Aitala è stato eletto a giudice della Corte penale internazionale, con mandato 2018-2027. Toccherà a lui ora capire quali crimini di guerra sono stati commessi in alcune città dell'Ucraina come Mariupol, Bucha, Irpin, Hostomel, Chernihiv, Kharkiv e in tutta la regione di Kiev, diventate tristemente famose per esecuzioni e massacri di civili. Come ha scritto nel suo ultimo libro, Aitala è convinto che il diritto internazionale sia "un modo di guardare il mondo" e diventare "testimoni di crimini che invocano giustizia". 

Il rapporto Osce 

Il primo passo verso la ricerca della verità arriva oggi da Vienna, con la presentazione del rapporto ufficiale dell'Osce (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa), che mette nero su bianco che «nel primo mese di occupazione russa di alcune regioni dell'Ucraina sono emersi chiari schemi di violazioni del diritto internazionale umanitario da parte delle forze armate russe». Il rapporto, redatto in seguito all'attivazione del cosiddetto Meccanismo di Mosca, riguarda solo gli eventi dal 24 febbraio all'1 aprile e non comprende quindi le atrocità di Bucha e di altre località alla periferia di Kiev emerse solo successivamente. Tuttavia contiene materiale a sufficienza per "mostrare schemi nitidi di violazioni sistematiche dei diritti umani da parte della brutale offensiva russa contro l'Ucraina", commenta il gabinetto dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell.