
Almeno tre morti, ferito il parroco. Il dolore del Papa: cessate il fuoco. .
Seicento sfollati che avevano cercato riparo fra le mura della Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza – l’unica chiesa cattolica nella Striscia – si sono trovati ieri sotto il fuoco dell’esercito israeliano che di prima mattina ha colpito l’edificio con una cannonata. Tre fedeli cristiani – Saad Issa Salameh, Fumiya Issa Ayad e Najwa Ibrahim Abu Daud – sono rimasti uccisi e altri nove sono stati feriti in questo attacco che ha causato un’ondata di sgomento e di indignazione il tutto il mondo cristiano. Fra i feriti (in modo superficiale) il parroco Gabriel Romanelli che era rimasto a lungo in stretto contatto personale con papa Francesco per aggiornarlo sugli sviluppi della guerra a Gaza. In una reazione a caldo il Patriarcato latino di Gerusalemme ha condannato "questa tragedia che ha preso di mira civili innocenti ed un luogo sacro. Comunque questa tragedia non è maggiore né più terribile delle molte altre avvenute a Gaza. Morte, sofferenza e distruzione sono ovunque. È giunto il momento che i leader alzino la voce per fermare questa tragedia che è umanamente e moralmente ingiustificata". Subito informato dell’accaduto, anche papa Leone XIV ha voluto far sentire la sua voce e il proprio dolore, rinnovando "il suo appello per un immediato cessate il fuoco" ed esprimendo ancora "la profonda speranza di dialogo, riconciliazione e pace durevole".
Il ministero degli Esteri israeliano ha espresso "rammarico" per le vittime e per i danni causati alla chiesa. Israele – ha assicurato – non colpisce mai intenzionalmente chiese o altri siti religiosi. Il portavoce militare ha informato di essere impegnato a far luce sull’episodio. Al patriarca latino Pierbattista Pizzaballa l’Idf ha fatto sapere che il proiettile è partito "per errore". Versione confermata da Netanyhau in una telefonata con Trump. "La reazione di Donald Trump ai bombardamenti di Israele a Gaza e sulla chiesa a Gaza non è stata positiva. Ha chiamato Netanyahu per affrontare questi attacchi", ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. E poco dopo è arrivato il messaggio di Bibi: "Israele esprime profondo rammarico dopo che una munizione ha colpito accidentalmente la Chiesa della Sacra Famiglia. La perdita di ogni vittima innocente è una tragedia. Partecipiamo al dolore delle famiglie e dei fedeli. Siamo grati a papa Leone per le sue parole di conforto. Israele sta investigando sull’incidente e resta impegnato a proteggere i civili ed i luoghi sacri".
Subito dopo l’attacco l’area della Chiesa – situata a Gaza City, nella parte vecchia – si è trasformata in un campo di battaglia. "Un carro armato ci ha preso di mira – ha riferito un testimone – e ha colpito la chiesa. Sul terreno abbiamo visto civili morti e feriti. Fra questi ultimi mia madre, che ha riportato lesioni gravi alla testa". I feriti sono stati soccorsi su uno spiazzo e poi trasferiti al vicino ospedale al-Ahli. Ma per Saad Issa e per Fumiya Ayad, entrambi cristiani ortodossi, è risultato che non c’era più niente da fare. I loro funerali si sono svolti poco dopo, in un’atmosfera di grande cordoglio, nella Chiesa di San Profirio. Nel pomeriggio il Patriarcato latino ha aggiornato che il bilancio delle vittime era salito a tre. Ora più che mai a Gaza si anela a una tregua. Il presidente Trump ha ribadito che progressi significativi sono stati registrati e il premier Benjamin Netanyahu ha fatto trapelare indiscrezioni relative a una sua disponibilità a rinunciare in parte al controllo militare dell’Asse Morag: quello che nel sud della Striscia dovrebbe delimitare una enclave ‘umanitaria’ per centinaia di migliaia di sfollati. Ma sul terreno i combattimenti proseguono mentre la situazione resta infuocata anche nella Siria meridionale, dove da domenica si sono avuti centinaia di morti in scontri fra drusi, beduini, miliziani islamici sunniti e reparti delle forze del presidente Ahmed a-Shara.
Netanyahu, che si è detto pronto a nuovi attacchi ("Se necessario"), ha spiegato quelle operazioni (fra cui il bombardamento del ministero della Difesa a Damasco) col tentativo di raggiungere due obiettivi: ribadire che la Siria meridionale deve essere smilitarizzata e che Israele vuole impedire stragi di drusi come quelle avvenute nelle strade e nelle corsie di un ospedale a Sweidah. Stragi che hanno poi indotto mille drusi israeliani armati a penetrare in Siria per dare man forte ai loro fratelli.