
Il manoscritto maya
Roma, 9 settembre 2016 - GLI ANTICHI maya non finiscono di stupire: un antico manoscritto, risalente a un periodo attorno al 1300, rivela la loro raffinatezza nell’elaborare e impreziosire con disegni artistici un sistema di scrittura. Ma soprattutto rivela la conoscenza capillare da parte di questo popolo precolombiano nel leggere e comprendere i moti degli astri e in particolare, in questo caso, le varie fasi di Venere, tanto da realizzare un calendario che si basa sui cicli di questo pianeta.
La novità consiste nel fatto che il manoscritto in questione, il cosiddetto codice Grolier (dal nome dello studioso che l’ha studiato per primo), è autentico: un testo prezioso di 10 pagine (un po’ come i fogli dei nostri codici medievali), con spazio a disegni e un sistema di “glifi”, di segni pittorici, di squisita fattura. Le pagine sono decorate con segni ricorrenti, quasi un’iconografia rituale: «Questo perché gli scribi e i sacerdoti maya, autori probabili dello scritto, amavano esprimersi con un linguaggio di ripetizioni e formule, quasi a voler comunicare al popolo che le varie divinità fossero costantemente attente e propizie», sostengono gli esperti.
A PROVARE la definitiva autenticità del testo, dopo anni di polemiche, le analisi al carbonio 14 sul finissimo supporto cartaceo e sugli inchiostri vegetali usati. Il risultato è chiaro: l’ampio manufatto conservato risale a un momento attorno al 1300. «Ma c’è di più – aggiunge Stephen Houston, della Brown University di Providence (Rhode Island), a capo del gruppo di studiosi che hanno provato la storicità del reperto -. Il contenuto presenta divinità maya note ai ricercatori solo a seguito di scoperte avvenute nel 1964, e il testo è ricco di elementi cromatici, soprattutto un blu vivace, tutti realizzati secondo una complicata tecnica priva di fissativi, che gli esperti hanno compreso solo negli ‘80. Quindi, se il testo fosse un falso degli anni cinquanta (è stato rinvenuto nel 1960), chi l’ha realizzato come poteva già conoscere elementi della cultura maya all’epoca ignoti?».
Questo chiude la questione e consegna ai ricercatori e agli appassionati un importantissimo scritto, che testimonia straordinarie conoscenze in molti campi delle civiltà precolombiane. Inoltre il manoscritto - realizzato da uno scriba reale (con l’aiuto probabile di sacerdoti, che vigilavano sulla correttezza del contenuto) tra Chicen Itza e Tula (nel Chiapas, in Messico) - era legato a un culto funerario o di divinizzazione del sovrano, e così ci conferma il nesso tra volta celeste e riti funerari (in parte simile a quelli egizi): si può a questo punto ipotizzare che anche le piramidi maya, non distanti dal luogo della realizzazione del codice fossero una sorta di osservatorio astronomico, utilizzato per culti funerari.
QUESTA ottima conoscenza della volta celeste, testimoniata anche da raffigurazioni su pareti di tombe o palazzi, sarebbe sopravvissuta al declino del popolo maya del periodo postclassco medio (1100-1350 d.C.), stanziato nel Chiapas e a cui il codice appartiene, e sarebbe stata ulteriormente approfondita dalla cultura cosiddetta di Oaxaca, dove sacerdoti-astronomi osservando il movimento dei pianeti e degli astri (ben visibile a quelle latitudini) disegnarono mappe astrali con precisione da fare invidia ai moderni scienziati: volte celesti assai dettagliate appaiono a distanza di secoli in disegni oggi sbiaditi e stupiscono mostrando astri difficilmente visibili a occhi nudo e tutti legati a culti divini.
Infine un ulteriore elemento di questo codice, di cui è stata rivelata la storicità: il materiale scrittorio (realizzato con fibre di legno del “ficus cotonifolia” e ricoperto di una leggera mano di calce) è simile a un tipo di carta inventata in Cina (prima dell’anno mille) e poi arrivata in Europa tramite gli arabi. Ebbene, come facevano i maya a conoscerla e a utilizzarla? L’hanno scoperta autonomamente? O hanno avuto contatti con civiltà dell’estremo oriente, che attraverso l’Oceano Pacifico avrebbero raggiunto le coste del continente americano a più riprese, ben prima di Colombo, e influenzato le popolazioni lì presenti, fornendo loro elementi preziosi per la quotidianità?