
L'ex leader libico Gheddafi, ucciso nel 2011 (Alive
Tripoli, 23 gennaio 2016 - «LO STATO Islamico continuerà a espandersi finché la sua bandiera non sventolerà su Costantinopoli e su Roma». Lo sfondo della profezia sono fotogrammi del kolossal «Il leone del deserto» che fu girato nel 1981, largamente a spese di Gheddafi, per celebrare Omar al Mukhtar, il protagonista della resistenza agli italiani in Libia. In un video di 27 minuti e 43 secondi prodotto da al Waad, una delle case di produzione di materiali dell’Isis, vengono riproposti un agguato a una colonna italiana, una mano che abbassa una manopola e fa brillare una mina, un camion che precipita in un burrone, una carica di guerriglieri a cavallo nel deserto.
L’AUDIO che annuncia la sconfitta dell’Italia in Libia comincia con una ricostruzione storica: «I crociati divisero il Maghreb islamico, la Francia prese la parte più grande, poi consegnò il resto all’Italia e alla Spagna… i movimenti della jihad (guerra santa) hanno combattuto i crociati fino al martirio». «Hanno cercato di dividerci – ricostruisce lo speaker - con la democrazia e con le libertà delle persone, ma la loro strategia non funziona perché lo Stato Islamico è qui per restare… infliggendo il terrore a nemici, infedeli, pagani e apostati». Segue la profezia sulla conquista di Costantinopoli e di Roma.
Nel 1981 Muammar Gheddafi investì nella realizzazione del film una somma compresa fra i 25 e i 35 milioni di dollari. Un fiume di denaro che consentì di assoldare un cast di stelle di prima grandezza. Al britannico Oliver Reed fu affidato il ruolo del generale Rodolfo Graziani, che nel 1931, dopo 20 anni, riuscì a catturare il leader della resistenza libica. Anthony Quinn impersonò Omar al Mukhtar, Rod Steiger Benito Mussolini. Il regista, il siriano di cittadinanza americana Mustafa Akkad, è morto ad Amman nel 2005 assieme alla figlia Rima, 34 anni, quando la filiale irachena di Al Qaeda seminò morte in 3 grandi alberghi. In Italia il film è stato trasmesso dalla televisione solo nel 2009.
Le minacce dell’Isis all’Italia non sono una novità. Il 22 febbraio scorso gli uomini in nero annunciarono che avrebbero issato sul Colosseo le bandiere con la shahada, la dichiarazione di fede islamica nella versione sunnita. Il 22 novembre , con un corredo di immagini di teste mozzate e di ordigni esplosivi, è stata postata su twitter, in italiano, una nuova minaccia: «Roma presto sarà invasa. Verremo a mangiarvi presto».