
Wilders, 'Rutte non s'è liberato di me'
Roma, 4 giugno 2025 – L’Europa ha di fronte sfide immense sul piano della sicurezza e dello sviluppo economico. Nessuno Stato membro può farvi fronte da solo. In un mondo dominato da Stati di dimensione continentale – come USA, Cina, Russia, India – solo uniti gli europei possono difendere i propri interessi e valori. Per questo – come sostiene Sergio Fabbrini nel libro Nazionalismo 2.0 – i nazionalisti si spaccano tra chi rigetta l’UE e vorrebbe uscirne, e chi capisce che non può farne a meno, specialmente dopo il drammatico fallimento della Brexit, e ha abbandonato ogni velleità di uscita.
Tensioni politiche nell'UE
In questi giorni tutto ciò si manifesta chiaramente. Con la vittoria del candidato europeista Nicușor Dan alle presidenziali rumene, e di quello nazionalista e trumpiano Karol Nawrocki a quelle polacche. Con la caduta del governo olandese su un pretesto legato ai tempi per l’approvazione di una norma, ma in ultima istanza perché Geert Wilders vuole rilanciare la linea dell’uscita dall’UE.
L'Europa tra sovranità e unione
Per il neo presidente polacco Nawrocki l’UE è “una comunità di Stati indipendenti e sovrani. La nostra eredità europea deve sempre basarsi sulla fiducia reciproca, sul rispetto della sovranità nazionale e sui valori cristiani”. Peccato che l’UE si fondi sulla condivisione di sovranità e abbia trasformato gli Stati sovrani in Stati membri, che hanno dato all’UE varie competenze esclusive che la rendono un sistema di governo multilivello.
Sui dazi emerge il ruolo dell’UE, che ha la competenza esclusiva sul commercio, e negozia per tutti gli Stati membri, che non possono fare accordi commerciali singoli con Paesi terzi. Alcuni governi fingono di farlo, ma è patetica propaganda.
Visione pragmatica e ambiguità politica
Il comunicato congiunto italo-francese mostra la linea pragmatica di Giorgia Meloni. Italia e Francia rilanciano il “loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini”.
E, oltre a una serie di questioni scontate riguardo all’economia e alla difesa, mirano a collaborare “sul prossimo quadro finanziario pluriennale, sulla migrazione, sull’allargamento e sulle riforme”. Volere un’Europa più sovrana, vista come strumento per garantire sicurezza e benessere, chiamata a occuparsi delle migrazioni, e a riformarsi in vista dell’allargamento non è un programma da poco.
Ma Meloni mostra anche la sua ambiguità, dato che la traduzione francese parla di “Etats fondateurs” (Stati fondatori), e quella italiana di “Nazioni fondatrici”, mentre si è sempre usato “Paesi fondatori”. Un esempio di propaganda nazionalista tipica della premier.
Scelte future per l'integrazione europea
Finché si discute si può giocare sull’ambiguità. Ma quando si dovrà decidere se creare un sistema di difesa europeo, l’unione dell’energia, l’unione dei risparmi e degli investimenti (o bancaria e del mercato dei capitali), i nodi verranno al pettine.
Meloni dovrà scegliere tra tenere l’Italia nel gruppo di testa dell’integrazione o relegarla ai margini, tra Tajani e Salvini. Tutto sotto lo sguardo vigile del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.