Los Angeles, 19 gennaio 2018 - "Non colpevoli": così si sono dichiarati in aula David Turpin, 56 anni, e la moglie Louise (49). Rischiano fino a 94 anni di carcere. I capi d'imputazione contro questi genitori-orchi sono da choc: tortura, abusi e detenzione abusiva per aver tenuto segregati in una casa buia e maleodorante i loro 13 figli (dai 2 ai 29 anni), incatenati e malnutriti. All'uomo è contestato anche un atto osceno su un figlio minore di 14 anni.
Ancora più scioccanti i dettagli rivelati in tribunale sulle disumane punizioni cui dovevano sottostare i figli: piccoli e grandi erano abituati a frequenti percosse (compreso lo strangolamento), potevano fare solo una doccia l'anno, erano costretti a rimanere svegli sino alle 4-5 di notte e dormire durante il giorno, potevano mangiare solo una volta al giorno (a volte i genitori compravano del cibo speciale, come i dolci di zucca, e lo lasciavano in un posto dove i figli potevano vederlo ma non consumarlo), venivano puniti se si lavavano le mani al di sopra dei polsi, non erano liberati dalle catene se dovevano andare al bagno.
A mettere fine ad anni d'incubo era stata una figlia di 17 anni, riuscita a scappare e a telefonare a un numero di emergenza.
Il racconto delle nefandezze è davvero incredibile: nessuno dei 13 ragazzi è mai stato visto da un dottore o da un dentista in oltre quattro anni e i bambini sono privi della conoscenza base della vita: non sapevano neppure chi è un poliziotto. Tutti erano denutriti, a parte il bimbo di due anni: il dodicenne pesava come un ragazzino di sette, il ventinovenne 37 kg. Sette fratelli hanno una invalidità cognitiva e neuropatica, "come risultato di questo estremo e prolungato abuso fisico".
La famiglia viveva in un quartiere medio-borghese, in una casa stuccata in stile spagnolo, a Perris, piccola città a 110 km a Sud-Est di Los Angeles.