Venerdì 25 Aprile 2025
ROBERTO BRUNELLI
Esteri

Crisi in Europa: la necessità di coesione tra Francia e Germania secondo il politologo Kiess

Il politologo Johannes Kiess analizza le crisi in Francia e Germania, sottolineando l'importanza della coesione europea.

Il politologo Johannes Kiess analizza le crisi in Francia e Germania, sottolineando l'importanza della coesione europea.

Il politologo Johannes Kiess analizza le crisi in Francia e Germania, sottolineando l'importanza della coesione europea.

Il Vecchio Continente ha disperato bisogno di scelte chiare, nette. Il politologo tedesco Johannes Kiess, docente all’Università di Lipsia, ne è convinto, a fronte della "tempesta perfetta" delle crisi simultanee della Francia e della Germania: "L’Europa è sempre stata un’entità a più teste. Ma è vero: la continua formazione di compromessi interni sta prosciugando la sua forza, tanto che una posizione chiara è difficile da riconoscere per il resto del mondo. L’unica risposta possibile è la coesione, è quella di serrare i ranghi".

Professor Kiess, in Francia ancora una volta ci troviamo di fronte a una situazione di un governo incastrato in mezzo agli estremi. Quali errori ha commesso Macron? "Da un lato, ha beneficiato del crollo del sistema classico dei partiti in Francia e lo ha spinto in avanti, dall’altro con il voto anticipato si è messo da solo in questo corto-circuito. Cercare di emarginare al tempo stesso la sinistra – compresa la socialdemocrazia e i Verdi – e pure la destra estrema non può funzionare. Alla fine dei conti, Macron ha l’unica scelta di allearsi con Le Pen o con l’alleanza di sinistra, perché oramai il suo presidenzialismo non è più capace di ottenere una maggioranza. A Bruxelles la situazione è simile: il Ppe deve decidere se vuole lavorare con S&D, Verdi e liberali, o se vuole assecondare l’estrema destra. Nel lungo periodo, entrambe le cose non funzioneranno. Anche perché un’eventuale apertura alle destre radicali finirà per colpire pezzo per pezzo il cuore dell’integrazione europea".

In Germania intanto fanno paura i dati sulla produzione industriale, i tagli alla Vw, i trionfi dell’AfD. "Al momento non è affatto facile separare i segnali di crisi economica dai contrasti politici. E bloccare le decisioni importanti fino al voto anticipato di febbraio porta naturalmente grande incertezza. In politica estera, tuttavia, il governo federale è ancora capace di agire con forza: non si dovrebbe dipingere un quadro peggiore di quanto non sia. Per quanto riguarda l’ultradestra, per contrastarla sono importanti la stabilità economica e politica, le infrastrutture funzionanti e la fiducia nel futuro. Il dibattito attuale non aiuta in questo senso".

Ora per l’Europa si apre anche un nuovo fronte Trump. Il quale agita la minaccia dei dazi. "Nei confronti di Trump sono importanti autorevolezza e coesione. Gli europei devono riuscire a serrare i ranghi. Questo è ovviamente estremamente difficile se Orban e altri hanno interessi diversi".

Esiste oggi una leadership europea? "L’Europa è sempre stata un’entità a più teste. Ma è vero: la continua formazione di compromessi interni sta prosciugando la sua forza, tanto che una posizione chiara è difficile da riconoscere per il resto del mondo. Politicamente è un fatto. Tutto sommato, però, non credo che l’Ue non abbia una sua voce. Casomai il problema è che i nazionalisti credono di avere un vantaggio da soli, anche se è nell’interesse nazionale dell’Italia, della Germania e di tutti gli altri Stare unirsi contro la Cina e gli altri colossi globali. Senza imparare questa lezione, l’Europa perderà presto la sua importanza".

In Romania la Corte costituzionale ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali a causa delle interferenze russe. "Questo è un buon segno da parte della Romania, perché dimostra che non si sta più solo a guardare. L’aggressore Russia e l’estrema destra interna sono due facce della stessa sfida autoritaria. È un banco di prova per l’Europa".