Roma, 24 aprile 2025 - Torna a massimi livelli la tensione tra India e Pakistan a seguito del sanguinoso attentato terroristico nella regione contesa del Kashmir contro un gruppo di turisti, costato la vita ad almeno 26 persone, tutti indiani e un nepalese. Oggi il ministero degli Esteri di New Delhi ha intimato a tutti i cittadini pakistani in India di lasciare il Paese entro il 29 aprile. Ma è solo l'ultima misura adottata dal governo indiano dopo la strage di hindù a Pahalgam, rivendicato dal Fronte della Resistenza del Kashmir, vicino al gruppo islamista Lashkar-e-Tayyiba, responsabile degli attacchi del 2008 a Mumbai e secondo Nuova Delhi finanziato da Islamabad.

Il rischio di uno scontro militare tra i due Paesi, da sempre in contrasto dopo la divisione della colonia britannica dell'India nel 1947, porta con sé l’ombra minacciosa di un possibile conflitto nucleare, visti gli armamenti non convenzionali di entrambi gli schieramenti. Ora la dura risposta dell'India all'attentato sta mettendo in crisi i già tesi rapporti col Pakistan, a partire dall'immediata sospensione trattato con Islamabad del 1960 per l'utilizzo e la redistribuzione delle acque dell'Indo. Il ministero degli Esteri indiano ha fatto sapere che la misura rimarrà in vigore "fino a quando il Pakistan abiurerà in modo credibile e irrevocabile il suo sostegno al terrorismo oltre confine". Provvedimento a cui il Pakistan ha risposto intimando che qualsiasi tentativo di ridurre la fornitura d'acqua del fiume Indo sarà considerato un "atto di guerra".
Nuova Delhi ha inoltre chiuso il principale passaggio di frontiera di Attari, invitato molti i diplomatici pachistani ha lasciare il Paese e ridotto i suoi in Pakistan da 55 a 30, cacciato i consiglieri militari per la difesa, la marina e l'aviazione presso la missione diplomatica di Islamabad a Nuova Delhi. E minacciato anche altre azioni di ritorsione come risposta al presunto "sostegno al terrorismo transfrontaliero" del Pakistan, che nega ogni coinvolgimento e di risposta ha convocato il Comitato per la sicurezza nazionale presieduto dal premier Shehbaz Sharif per far fronte alle minacce di Nuova Delhi.
L'attentato ha riaperto vecchie ferite e anche le piazze in India e anche in Kashmir si sono riempite di persone che condannavano la strage di turisti, ma anche che chiedevano un’azione di forza. Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha promesso a una folla che chiedeva giustizia, nello stato nordorientale del Bihar, di perseguire i terroristi "fino ai confini della terra". Aggiungendo in inglese: "Lo dico al mondo intero: l'India identificherà, rintraccerà e punirà ogni terrorista e chiunque li sostenga", assicurando: "L'intera nazione è determinata".
Anche se Islamabad oggi ha annunciato ritorsioni in risposta alle provocazioni indiane, intende convocare l'ambasciatore indiano allentare la tensione tra i due Stati, ha annunciato vice primo ministro Ishaq Dar. Il ministro della Difesa Khawaja Asif avverte: "L'India sta conducendo una guerra a bassa intensità contro di noi e se vuole alzare la posta in gioco, siamo pronti. Per proteggere la nostra terra, non ci piegheremo a nessuna pressione internazionale".
Il governo del Pakistan inoltre ha annunciato oggi la sospensione dell'accordo di Simla del 1972, un gesto politico rilevante che segna una rottura con il principale riferimento giuridico dei rapporti bilaterali con l'India. L'accordo di Simla fu firmato il 2 luglio 1972 dal primo ministro indiano Indira Gandhi e il presidente pachistano Zulfikar Ali Bhutto. Il trattato seguiva la guerra indo-pachistana del dicembre 1971, che aveva portato alla secessione del Pakistan orientale e alla nascita del Bangladesh. Il testo include la conversione della linea di cessate il fuoco del 1971 nella Linea di controllo (LoC), che segna oggi il confine de facto tra le aree del Kashmir controllate da India e Pakistan. L'accordo sanciva anche la restituzione da parte dell'India di oltre 13 mila chilometri quadrati di territori occupati durante la guerra, come gesto di buona volontà, ma Nuova Delhi mantenne il controllo su zone strategiche come Turtuk e Chalunka, nella valle di Chorbat. Il trattato preparò il terreno per il futuro riconoscimento del Bangladesh da parte del Pakistan. La decisione di oggi di Islamabad peggiora un momento già critico delle relazioni bilaterali, segnate dalla revoca dell'articolo 370 della Costituzione indiana nell'agosto 2019, che ha eliminato lo statuto speciale del territorio di Jammu e Kashmir.
E l'India ha inviato il capo di Stato maggiore dell'esercito, il generale Upendra Dwivedi, a Srinagar, capoluogo del territorio delle contese Jammu e Kashmir, per valutare la situazione di sicurezza nell'area dopo l'attentato a Pahalgam. Il generale si vedrà con i comandanti delle formazioni militari locali per discutere di contrasto al terrorismo e fare il punto sulla Linea di controllo, LoC, la linea di demarcazione militare che divide le zone del Kashmir controllate dall'India da quelle controllate dal Pakistan.