Mercoledì 24 Aprile 2024

Colpo di Stato in Sudan, ritorna la guerra civile: in trappola 150 italiani

Morti e feriti. L’annuncio delle forze regolari: "Abbiamo riconquistato le aree vitali del Paese". Onu e Usa in campo per la pace. La Farnesina ai connazionali: restate in casa

Il Sudan si è svegliato nel caos. La rivalità politica tra i due generali ai vertici del Consiglio sovrano, che al momento guida il Paese, Abdel-Fattah al-Burhan e il filorusso Mohamed Hamdan Dagalo “Hemeti“, è esplosa in scontri e violenze a Khartum. I paramilitari sudanesi delle Forze di supporto rapido (Rfs) cercano di prendere il potere e di scalzare l’esercito in una prova di forza fatta di incursioni, sparatorie, raid aerei, mobilitazioni di blindati e annunci contrastanti.

Il generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, il leader dei paramilitari insorti
Il generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, il leader dei paramilitari insorti

A tarda sera di ieri la situazione, che intrappola almeno circa 150 italiani, sembrava ancora in bilico. E solo provvisorio sarebbe il bilancio di almeno tre civili uccisi e nove persone ferite, tra cui un ufficiale. Le forze armate comandate dal generale Abdel-Fattah al-Burhan, capo del Consiglio sovrano, hanno sostenuto di aver "riconquistato tutte le aree vitali" e la situazione innescata dagli attacchi dei paramilitari "sta per essere risolta". Ammettendo di averne perso parzialmente e momentaneamente il controllo, l’esercito ha confermato di aver ripreso gli aeroporti di Khartum e di Merowe, città 440 più a nord della capitale, cacciando le Rfs guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, detto “Hemeti“, con fama di vicinanza alla Russia e numero due del Consiglio.

Nell’incursione allo scalo le Rsf hanno dato fuoco ad aerei civili, compreso uno della Saudi Airlines. I primi colpi di arma da fuoco a Khartum sono stati uditi verso le sette, hanno riferito componenti dell’Ong italiana ‘Music for peace creativi della notte’, mentre Emergency è stata costretta a chiudere il suo centro pediatrico alle porte della capitale e ad evacuare lo staff. L’aviazione sudanese ha annunciato di aver colpito due basi dei paramilitari a Khartum e sui social si sono viste immagini di carri armati in movimento. Un funzionario Onu ha riferito di scontri "letteralmente ovunque" nella capitale, anche nella zona “Khartum 2“ in cui si trova l’ambasciata d’Italia.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, nel lanciare un "appello al dialogo e a cessare le violenze", ha esortato i circa 150 italiani residenti nel Paese (di cui quasi la metà a Khartum) a "non abbandonare le proprie abitazioni". Appelli a porre fine agli scontri sono venuti anche da Onu, Usa, Ue, Unione africana, Lega araba e Russia.