Roma, 29 maggio 2024 – Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd che nel suo ultimo libro si dichiara "comunista", perdoni la franchezza: non le pare che il pluralismo delle liste dem per le Europee nasconda l’eterogeneità di un partito in crisi d’identità?
"In questi giorni sono in giro a presentare il mio ultimo libro Attraversamenti. Storie e incontri di un comunista e democratico italiano. Oggi sarò a Firenze e lunedì 3 a Bologna. Attraverso il profilo umano, culturale e politico di tante personalità che ho incontrato, cerco di dare un quadro dei cambiamenti non solo politici, ma antropologici della società. Non mi vergogno d’essere stato un comunista italiano. Sottolineo, italiano. Cosa ben diversa da un asservimento ai fallimenti dell’Est".
Stante le origini di ciascuno, non le pare che la sinistra sia troppo indefinita?
"Oggi appartengo a un partito diverso, il Pd. Che già nel nome esige il pluralismo. Che non mette in discussione la sua identità. Vale a dire, l’essere la sintesi delle grandi culture democratiche italiane, che ci hanno liberato dal fascismo e che hanno formato la Repubblica. La nostra identità per certi aspetti è semplice: riattualizzare nei tempi che cambiano i principi fondamentali della Costituzione: la libertà, la lotta alle disuguaglianze, la pace".
Ecco: nel Pd saranno eletti pacifisti integrali e atlantisti indefessi. E poi? Va bene il pluralismo, ma non le pare che il Pse, e l’Europa intera, dovrebbero dire e fare qualcosa di più?
"Sulla pace, l’Europa è stata troppo silente. Ha prevalso una subordinazione ferrea all’atlantismo, con la rinuncia a svolgere il compito storico che il Continente si è assunto dopo la Seconda guerra. Quella funzione di ponte tra mondi diversi e un rapporto speciale con i popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Il governo Meloni, inoltre, ha fatto giganteschi passi indietro rispetto alla tradizionale politica estera italiana. Non parlo di Berlinguer, o dell’integrale pacifismo del Papa, ma anche di Andreotti e Craxi".
È probabile che Pd e FdI voteranno la prossima Commissione Ue, mentre M5s e Alleanza Verdi-Sinistra voteranno contro. Quindi agli elettori come si spiega la differenza rispetto al centrodestra?
"Semmai è difficile che Pd e FdI votino insieme per la prossima Commissione. Un asse democratico e repubblicano è intenzionato a contrastare l’onda nera degli ultimi anni, ma che sembra in fase di ripiegamento. La differenza è netta. La destra vuole un’Europa appesantita dai nazionalismi. La sinistra intende incrementare l’azione comune, l’unità politica, il superamento dell’austerity".
E il centrosinistra? Diviso in Europa e sulla guerra: come costruire l’alternativa?
"L’alternativa è una necessità da realizzare facendo prevalere ciò che unisce da ciò che divide. Il capolavoro politico di Berlusconi è stato far combattere insieme e unire al momento opportuno forze molto più divise di noi".
Lei sostiene il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Si è incrinato il rapporto con Nicola Zingaretti?
"Collaboro con Zingaretti da decenni. È difficile pensare a un’incrinatura. La scelta di Ricci è in positivo. È allo stesso tempo un figlio del popolo e colto. Sta tra la gente e scrive libri. È di una generazione molto più giovane della mia e ha già dato testimonianza di una formidabile capacità amministrativa".