Venerdì 26 Aprile 2024

Progetti, amici e uomini chiave. Giorgia Meloni spiegata dalla A alla Z

Controcanto semiserio alla nuova destra che si prepara a guidare il Paese

Giorgia Meloni in arrivo alla Camera

Giorgia Meloni in arrivo alla Camera

A come Deriva autoritaria. Per settimane, mesi, sinistra politica e sinistra intellettuale hanno gridato all’allarme fascismo. “È evidente dai risultati”, mi ha detto Marco Tarchi nel podcast “Campagna balneare”, “che abbiamo sotto gli occhi che con questo linguaggio si parla soltanto ai già convinti del proprio campo”. Il camposanto. 

B come Bonus. Fin qui c’è stata un’entropia di bonus. Ma, come notava l’Istituto Bruno Leoni, la prima decisione che il nuovo governo dovrà prendere sarà necessariamente impopolare: “È ragionevole prorogare tutti i bonus e gli sgravi sui prezzi dell’energia che si sono accumulati nel corso dell’ultimo anno? Secondo le stime più aggiornate, dalla seconda metà del 2021 abbiamo stanziato quasi 60 miliardi di euro, oltre il 3% del PIL”. Ce li possiamo permettere?

C come Crosetto (Guido). Crosetto sarebbe, in teoria, il liberale del gruppo. A volte volte esagera un po’ con l’uso di Twitter, con certe derive calendiane. Svolge un ruolo prezioso: parla con mondi lontani da Fratelli d’Italia e tiene i rapporti con gli imprenditori. 

D come Donzelli (Giovanni). Responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, già coordinatore nazionale dal 2014 al 2017, è qualcosa di più di un braccio destro per Meloni. È un amico. I due si conoscono dai tempi della giovanile, hanno condiviso la scelta di fondare Fd’I nel 2012. Altro uomo chiave è Giovanbattista Fazzolari, responsabile programma di Fratelli d’Italia. 

E come Europa. Meloni ha capito che non si può governare un paese contro l’Europa, anche se negli ultimi giorni di campagna elettorale qualche dubbio lo ha fatto venire: “In Europa sono preoccupati per il governo Meloni. Con noi la pacchia è finita”, ha detto durante un comizio. Resta solo da capire: la pacchia di chi? Senza Unione Europea, l’Italia può solo fallire. 

F come Famiglia. La famiglia è al primo posto del programma meloniano. “La famiglia è l’elemento fondante della società e ciò che rende "una Nazione veramente sovrana e spiritualmente forte" (Giovanni Paolo II)”. La famiglia non può essere quella di “Genitore 1 e Genitore”, dice sempre la leader di Fratelli d’Italia. Andrebbe spiegato tuttavia che la famiglia non è unica come la Repubblica e che ce ne sono di tanti tipi. 

G come Giambruno (Andrea). Di solito siamo abituati alle first lady. Ora c’è un first qualcos’altro. Giornalista a Studio Aperto, ha spiegato in un’intervista al Corriere che lui non è di sinistra come ha detto la compagna Meloni (compagna nel senso che stanno insieme e hanno una figlia, ci mancherebbe). 

H come Hobbit. I Campi Hobbit sono state delle manifestazioni organizzate dal Fronte della Gioventù alla fine degli anni Settanta. Tra gli ispiratori, il già citato Tarchi, Umberto Croppi, Giampiero Rubei e Generoso Simeone. Ai corrispondenti stranieri che ne scoprono adesso origine e storia, consiglio “La rivoluzione impossibile. Dai campi Hobbit alla Nuova destra”, pubblicato da Vallecchi”.

I come Storia Infinita. Altro grande classico dell’immaginario collettivo meloniano. La festa di Fratelli d’Italia si chiama Atreju,  dal nome del protagonista de La storia infinita, ed è il corrispettivo post-missino della festa dell’Unità del Pd, però fatta dai giovani. Nasce infatti come festa ufficiale di Azione Giovani. Ma il nome? Atreju “era il simbolo di un ragazzo in lotta contro il nichilismo, contro il Nulla che avanza”, ha detto una volta Meloni.

L come Laurea. Meloni non ce l’ha, come Luigi Di Maio: “Vengo presa in giro perché non mi sono laureata. Non mi sono potuta laureare. Secondo voi l’avrei presa una laurea? Mi mantenevo da sola. Studiavo, facevo già politica, tante cose”. Vedeva gente, faceva cose, nannimorettianamente. 

M come Marcello (Pera). L’ex presidente del Senato torna in Senato. Filosofo, lucchese, studioso di Popper. A lui Giorgia Meloni ha affidato il lavoro sulla riforma presidenziale cara a Fratelli d’Italia. 

N come Nazione. Meloni usa sempre Nazione - parola che nel suo programma elettorale compare 26 volte - e non Paese. Una scelta tutt’altro che casuale. Nazione, spiega Treccani, è “il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica”.

O come Organizzazione. Fratelli d’Italia assomiglia a un partito di sinistra come organizzazione sul territorio. Partito strutturato, senza però correnti. Il perché lo ha spiegato una volta Donzelli: “È una reazione. Tutti noi abbiamo sofferto la correntizzazione di An”.

P come Pronti. Matteo Salvini in campagna elettorale era più incerto, al limite però del religioso (“Credo)”. Meloni più decisa: “Pronti”, diceva lo slogan dei suoi cartelloni elettorali. Pronti era in coppia con Nazione, naturalmente, con tanto di hashtag, e serviva però a spiegare agli alleati del centrodestra che anzitutto era  pronta lei, Giorgia Meloni. 

Q come Quota 183. Sono i parlamentari di Fratelli d’Italia eletti, fra Camera e Senato. Come tutti i partiti che crescono a fisarmonica, c’è il rischio che Fratelli d’Italia abbia imbarcato personale politico non all’altezza. Vedremo se il filtro avrà funzionato. 

R come Raffaele Fitto. Co-presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, è cresciuto nella Dc, ha militato nel Ppi e in Forza Italia. Ora è l’ufficiale di collegamento fra via della Scrofa e l’Europa. Da Maglie, città di Aldo Moro, con furore.

S come sorella (Arianna). “Ti accompagnerò sul monte Fato a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo”, ha scritto Arianna Meloni, moglie di Francesco Lollobrigida, capogruppo della Camera di Fd’I ed ex capo dell’organizzazione prima che se ne occupasse Donzelli. E ora, tutti a rileggersi il Signore degli Anelli. 

T come Tolkien. Meloni e la destra post-missina sono appunto fissati con il Signore degli Anelli e con Tolkien. Di solito chi non è di quelle parti politiche non capisce perché e nemmeno Tolkien stesso, quando era in vita, l’aveva capito granché. Ma per la verità, come spiega il traduttore e scrittore Edoardo Rialti, anche la sinistra ha provato a tirare per la giacchetta Tolkien ai tempi di Woodstock. Tutti alla ricerca dell’Unico Anello. 

U come Unità di crisi. È il suo staff ristretto. La portavoce Giovanna Ianniello, Tommaso Longobardi, che segue la comunicazione social, la super assistente Patrizia Scurti, “la mia padrona dico spesso scherzando, perché non c’è nulla della mia vita che non passi da lei”, ha scritto Meloni nel suo libro.

V come Venezi (Beatrice). La direttrice, pardon, il direttore d’orchestra ha fatto adontare parecchia gente durante la campagna elettorale prendendo posizione a favore di Meloni. D’altronde, l’egemonia culturale è roba di sinistra. Ma anche la destra ha le sue responsabilità, come ha spiegato una volta Pietrangelo Buttafuoco: “La cultura di destra è così elevata che è più facile spiegare ‘il Capitale’ di Karl Marx a un metalmeccanico piuttosto che ‘Essere e Tempo’ di Martin Heiddeger a un bottegaio”. 

Z come Zelensky. Il presidente dell’Ucraina si è congratulato con Meloni per il risultato ottenuto e ha auspicato che non si interromperanno gli aiuti. Meloni ha subito rinnovato la solidarietà del governo di centrodestra che verrà, evidentemente non solo a parole. Per la gioia, si fa per dire, di Berlusconi e Salvini.