Roma, 23 maggio 2024 – "Il punto di partenza sarà la cooperazione con socialisti e liberali". Il leader del Ppe Manfred Weber smorza così gli entusiasmi del centrodestra di governo romano riguardo la ventilata possibilità di replicare la maggioranza anche nell’aula di Bruxelles. A parole si tratta dell’obiettivo della premier Giorgia Meloni condiviso anche dai suoi vice: il leghista Matteo Salvini e sopratutto il leader di FI e popolare europeo Antonio Tajani. Ma in concreto permangono forti distinguo a destra: a cominciare dall’atlantismo e il sostegno all’Ucraina senza sconti alla Russia putiniana. Se quindi è possibile una riarticolazione delle destre nell’Europarlamento, con l’avvicinamento e l’ingresso di quelle di governo alla maggioranza, il ventilato cambiamento del quadro appare invece velleitario.
"Lavoro per un’alleanza tra popolari, liberali e conservatori, per me è la soluzione ideale", sostiene il ministro degli Esteri sulla scorta dell’identico proposito della premier. Orizzonte che sembrerebbe a maggior ragione plausibile all’indomani della rottura da parte della leader del Rassemblement National Marine Le Pen, e Salvini al seguito, coi tedeschi di AfD. I quali a loro volta hanno imposto la sordina al candidato di punta, Maximilian Krah, in seguito alle dichiarazioni sul fatto che le SS non erano tutti criminali di guerra che hanno immediatamente provocato una flessione nei sondaggi in Germania. Ma il problema "è anche la signora Le Pen, perché vuole uscire dalla Nato, non è certamente una europeista", fa presente Tajani, pur compiacendosi del divorzio da AfD. Secondo Salvini il ministro degli Esteri "sbaglia" a prendersela con la leader del Rn. E da via Bellerio rincarano, sbagliando a loro volta una citazione di Berlusconi nell’intento di suffragare l’euroscetticismo.
Ma il leader del Ppe, destinato a essere la forza prevalente con circa 175 seggi su 720, è chiarissimo riguardo alla prossima maggioranza. La candidatura alla presidenza della commissione tocca al Ppe, con Ursula von der Leyen in prima battuta. E il punto di partenza rimane l’alleanza con socialisti e liberali, anche se soprattutto i secondi subiranno una decisa flessione: da 154 a circa 140 i socialisti e da 100 a 80 i liberali. È altresì vero che Conservatori e Identità sono in crescita. E soprattutto sono al governo in Paesi importanti come l’Italia e in cima ai sondaggi in altri anche più potenti come la Francia. Questo è il punto vero: non tanto una maggioranza di centrodestra europea, quanto l’ingresso delle destre italiana e francese.
La premier Meloni è già della partita: assolve von der Leyen da ogni responsabilità politica, attribuite ai socialisti. Le Pen invece incolpa la presidente uscente. Ma intanto ha avviato il percorso filo Nato, dichiarando all’Assemblea Nazionale il "sostegno alla nazione ucraina". Guardando alla sfida per l’Eliseo del 2027, la leader del Rn vuole accelerare l’accreditamento, che potrebbe passare per la convergenza coi conservatori e forse persino per la rinuncia alla candidatura in favore dell’astro nascente Jordan Bardella. Ancora però le due leader si contendono l’egemonia a destra. Difficile perciò che gli eletti di FdI e Rn nell’immediato possano sedere nello stesso gruppo, dove tra l’altro i francesi sarebbero in maggioranza. Ancor più difficile che il partito di Le Pen possa per il momento votare coi socialisti. Come invece farà chi vuol sostenere von der Leyen o Tajani alla presidenza della Commissione.