Giovedì 25 Aprile 2024

Non importa se più caro Basta che sia sostenibile

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PARTE DAI CONSUMATORI la spinta che darà ancor più velocità nei prossimi anni alla rivoluzione sostenibile. In Italia oggi quasi 2 italiani su 3 si dichiarano pronti a spendere di più per un prodotto sostenibile, rivela la ricerca Ipsos "Dieci anni di CSR: un bilancio sul futuro", presentata in occasione della decima edizione nazionale del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, organizzato dall’Università Bocconi. Secondo l’indagine, condotta su un panel rappresentativo di mille persone over 16 e su un campione di 147 organizzazioni e imprese scelte, la rapida crescita della "consapevolezza sostenibile" nei consumatori determina anche un approccio più critico nei confronti delle imprese: secondo gli italiani soltanto il 34% delle aziende nazionali si comporta responsabilmente, mentre il 48% dei consumatori (rispetto al 38% del 2018) vorrebbe comprendere se un’azienda è realmente impegnata nella sostenibilità.

Analizzando le risposte alla domanda "come si pongono gli italiani rispetto alla sostenibilità e quanto si mettono in gioco per assumere comportamenti responsabili?", l’indagine risponde identificando quattro tipologie di persone: i sostenitori, gli aperti, gli scettici e gli indifferenti. I primi sono i più virtuosi, credono nei valori della sostenibilità e agiscono di conseguenza (dal 2018 al 2022 sono passati dal 20% al 23%), al contrario degli indifferenti che dimostrano scarso interesse al tema, scendendo dal 17% al 14%. In discesa anche il numero degli aperti, ovvero persone orientate a comportamenti più responsabili. Tendono invece a salire gli scettici, dubbiosi dell’enfasi sulla sostenibilità a fini commerciali (dal 13% al 22% in quattro anni): è la conseguenza della notevole diffusione negli ultimi anni delle pratiche di green washing e di social washing, che a lungo andare rischiano di minare la fiducia dei consumatori nell’intera rivoluzione sostenibile in corso. A tracciare le linee guida per il futuro sono 5 parole chiave: gender gap, climate change, sharing economy, carbon neutrality ed energia rinnovabile. Secondo aziende e popolazione, a dare i maggiori contributi nei prossimi 10 anni alla rivoluzione sostenibile saranno i consumatori, attraverso le proprie scelte di consumo (61% e 53%), le istituzioni europee e sovranazionali (58% per le aziende e 39% per la popolazione), oltre e alle grandi imprese (54% e 52%).

Alte aspettative anche per il settore bancario e finanziario con gli investimenti in ESG (58%), mentre la popolazione scommette sull’impegno delle istituzioni pubbliche nazionali (47%), anche grazie ai fondi del Pnrr. In una fase dominata dallo shock energetico e da un’ondata di inflazione come non si registrava da quasi 40 anni, la sfida della sostenibilità diventa molto più difficile per consumatori e imprese. Un terreno emblematico è quello delle aziende della Grande Distribuzione Organizzata (GDO,) che hanno da sempre come obiettivo strategico la "brand loyalty", cioè la fidelizzazione del cliente. In questa partita, la sostenibilità diventa uno strumento distintivo e competitivo per un’insegna perché gli italiani, nonostante l’aumento dei prezzi e l’esplosione del caro energia, sembrano non essere disposti a scendere a compromessi nelle loro scelte alimentari e nei prossimi mesi prevedono di diminuire la quantità ma non la qualità del loro cibo. Ma qual è oggi il livello di sostenibilità della Grande Distribuzione in Italia? "L’attenzione è cresciuta, ma resta ancora del lavoro da fare", segnala l’ultimo studio di Mediobanca che ha messo a confronto la GDO italiana e straniera.

[email protected] @FFDelzio

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