Dieci milioni di investimenti in tre anni, 85% delle materie prime di origine italiana entro la prima metà del 2020, assoluta trasparenza sulla filiera e sull‘origine di tutte le materie prime. E poi il debutto – sempre nel 2020 – dei ‘Puff’, snack per bambini nelle versioni carota e pomodoro e zucca e pomodoro. Lasciata alle spalle la fase acuta della crisi, che ha fatto scattare la solidarietà per i 309 dipendenti dello stabilimento di Latina, Plasmon – lo storico marchio di biscotti per l‘infanzia – mette a fuoco la strategia di rilancio per il prossimo triennio. A guidarla è un manager brasiliano con mamma piemontese, Felipe Della Negra (nella foto in alto a destra), managing director Italia di The Kraft Heinz Company, l’azienda che ha in portafoglio il brand Plasmon. «Abbiamo tra le mani un gioiello dal grande valore emozionale per generazioni di italiani e allo stesso tempo siamo detentori di un know-how in termini di qualità, sicurezza e innovazione che viene da oltre cent’anni di esperienza negli alimenti per l’infanzia. Valorizzare al massimo questi asset per offrire alle mamme e ai papà il meglio per i loro bambini è il nostro impegno da sempre: da oggi ancora di più, con il progetto ‘Filiera Italiana’, sul quale stiamo investendo con l’ambizione di portare ricadute positive su tutta la categoria, sul nostro brand e di conseguenza sul nostro stabilimento di Latina.
Qual è il ruolo dell’Italia e della sua filiera agroalimentare nei piani di Plasmon?
«Quello di protagonista assoluta. Non a caso il nostro nuovo packaging porta un bollino tricolore che evidenzia i punti di forza di Plasmon. Abbiamo scelto di investire sull’Italia, sulle sue materie prime e sulla sua filiera, una delle eccellenze più riconosciute nel mondo e nel settore del baby food, con un progetto da dieci milioni di euro in tre anni, dove la trasparenza è in primo piano».
Come e dove selezionate le materie prime?
«Stiamo finalizzando un percorso che entro la prima metà del 2020 vedrà l’85% dei nostri prodotti realizzati con materie prime italiane. Il restante 15% o non sarà reperito in Italia perché le migliori si trovano in altre località per ovvi motivi geografici, ad esempio la banana e il mango».
Nei mesi scorsi si è parlato di una cessione del marchio Plasmon da parte di Kraft-Heinz: è uno scenario possibile?
«Plasmon è oggi il nostro investimento per il futuro. A inizio anno, in fase di definizione strategica globale dell’azienda, è stata considerata l’opportunità di vendere il marchio, ma a conclusione di attente riflessioni abbiamo invece scelto di metterlo al centro della nostra strategia di crescita. Perché crediamo fortemente nel suo potenziale e in quello del mercato in cui opera».
Alla luce di ciò quali opportunità di business si aprono per il marchio Plasmon?
«Quello degli alimenti per l’infanzia è un mercato che sta crescendo molto all’estero, in particolare in Cina, Russia, Canada e Libia. I dati ci dicono che il fatturato mondiale del baby food crescerà del 5% all’anno per i prossimi cinque anni. E oggi Plasmon vende all’estero circa il 10% di quello che produce: il potenziale di crescita perciò è molto ampio, senza dimenticare che l’italianità ha sempre grande appeal presso i consumatori stranieri».
E il mercato italiano?
«Qui il baby food ha registrato una decrescita negli ultimi anni, legata al fatto che si fanno sempre meno figli- Ma ritornerà a crescere grazie ai cambiamenti socio culturali in atto: flussi migratori, approccio culturale, politiche di supporto. Nell’attesa, ci muoviamo per portare sul mercato innovazioni di categoria che accompagnano i bambini più a lungo nel loro percorso della corretta alimentazione, in evoluzione con le esigenze di mamme e papà».
Quali sono i prodotti pronti per il lancio nel 2020?
«Le innovazioni principali riguardano nuovi segmenti di mercato, in particolare quello dello snacking. L’obiettivo è mettere a disposizione dei genitori soluzioni semplici, naturali e di qualità che rispondano alle specifiche esigenze dei bambini, dai neonati ai più grandicelli, tra un pasto e l’altro. Senza dimenticare le fonti alternative di proteine, i legumi, sempre più centrali nella dieta degli italiani. Si stima che in 5 anni consumeranno molti più vegetali, pesce e carni bianche a discapito di carni rosse e insaccati. Quest’anno abbiamo lanciato l’omogenizzato di lenticchie e quello di ceci. L’anno prossimo arriveranno piselli e fagioli. Innovazioni che mancavano sul mercato, considerando che i legumi sono tra le materie prime più difficili da reperire e trattare».
E la frutta?
«Nel 2020 arriveranno nuovi gusti delle pouches, le purea di sola frutta, con ricette innovative e un design pensato apposta per facilitare l’autonomia dei bambini e divertire i più grandi».
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