Martedì 29 Luglio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Pensioni, al via il part-time agevolato in uscita. Ecco come funziona

Firmato dal ministro Giuliano Poletti il decreto destinato ai lavoratori del settore privato che entro il 2018 raggiungono i requisiti per andare in pensione. La norma è stata introdotta dalla legge di Stabilità 2016

Il ministro Giuliano Poletti

Roma, 13 aprile 2016 - Debutta il part-time agevolato in uscita per i lavoratori prossimi alla pensione. Il decreto che disciplina le modalità della norma introdotta dalla legge di stabilità 2016 è stato firmato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Il nuovo meccanismo è destinato ai lavoratori del settore privato con contratto a tempo indeterminato ed orario pieno, che possiedono il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018.

di Raffaele Marmo

La flessibilità può attendere. Ma, nel frattempo, debutta il part-time pensione semplificato. A prevederlo, dopo svariate sperimentazioni largamente conclusesi senza successo, è la legge di Stabilità per il 2016. Vediamo, dunque, come dovrebbe funzionare il meccanismo in questa nuova versione. 

DESTINATARI - A poter utilizzare la formula sono i lavoratori dipendenti del settore privato assunti a tempo indeterminato a partire dai 63 anni e 7 mesi di età (62 anni e 7 mesi le donne). A condizione che sussistano almeno 20 anni di contribuzione

DURATA - La misura potrà essere attivata dal 2016 al 2018, in via sperimentale.

ATTIVAZIONE - Il meccanismo può essere attivato su base volontaria sulla base di un accordo con il datore di lavoro. 

RIDUZIONE DELL'ORARIO DEL LAVORO - Il part-time potrà essere variabile tra il 40 e il 60 per cento dell’orario di lavoro. 

RETRIBUZIONE E BONUS CONTRIBUTIVO - Oltre alla retribuzione collegata alla prestazione effettivamente svolta, al lavoratore che utilizzerà questa soluzione il datore di lavoro verserà in busta paga l’intera contribuzione netta che avrebbe destinato all’Inps per la quota di lavoro non più effettuata. Questo bonus sarà esentasse e non assoggettato a contribuzione. Il che significa che, a conti fatti, il lavoratore potrà contare su uno stipendio netto maggiore di quello derivante solo dalla retribuzione per il lavoro prestato. Lo Stato, a sua volta, si farà carico della differenza di contribuzione previdenziale rispetto a quanto dovuto. 

PENSIONE - In questo modo, una volta arrivato alla pensione, il lavoratore che avrà concluso in part-time la sua carriera riceverà comunque un assegno come se avesse lavorato fino alla fine a tempo pieno. Senza penalizzazioni dovute a un calo della contribuzione. 

VINCOLI PER LE AZIENDE - La formula non comporterà alcun vincolo per le aziende ad assumere.  

Tirando le somme, si tratta certamente di una misura di non complessa attuazione rispetto a soluzioni analoghe varate negli anni passati ma mai decollate. E’ comunque necessario un accordo con il datore di lavoro che dovrà farsi carico del bonus contributivo, che sarà pari al 15 per cento circa della retribuzione lorda piena. 

Il meccanismo vale solo per i lavoratori del settore privato ai quali manchino non più di tre anni dalla pensione di vecchiaia. Non sembra, invece, che possa essere utilizzato per il pensionamento anticipato legato solo alla anzianità contributiva a prescindere dall’età. Per il pubblico impiego, invece, bisognerà attendere la definizione della cosiddetta staffetta generazione in attuazione della delega relativa alla riforma della Pubblica amministrazione. 

Il carattere sperimentale della soluzione, infine, si riflette non solo nella temporalità della soluzione che, per il momento, ha una scadenza fissata al 2018, ma anche nella previsione di una dotazione di 250 milioni di euro, a copertura della contribuzione figurativa. Una dote che, però, è anche un limite, perché se dovessero ricorrere allo strumento in numero elevato, la conseguenza sarebbe il rinvio all’anno successivo di coloro che dovessero arrivare tardi.