Mercoledì 24 Aprile 2024

Negozi chiusi la domenica, parte l'iter alla Camera

Dall'Orco, sottosegretario alle Infrastrutture: "Si va verso le chiusure domenicali, con alcune deroghe". La poposta della Lega: solo 8 aperture all'anno, di cui 4 a dicembre Diritto di shopping - di VIVIANA PONCHIA Pro e contro la legge - di G PROSTERETTI e A. PIERI

Negozio, foto generica

Negozio, foto generica

Roma, 6 settembre 2018 - Il governo prepara un giro di vite sulle aperture domenicali dei negozi. "Come definito ieri in una riunione tra M5S e Lega, insieme a Davide Crippa e Barbara Saltamartini, oggi in commissione Attività produttive è stato definito l'iter per rivedere le liberalizzazioni di Monti sugli orari di apertura degli esercizi commerciali. Si va verso le chiusure festive e domenicali con possibilità di alcune deroghe che verranno definite nelle prossime settimane", spiega Michele Dell'Orco (M5S), sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti. "Tuteleremo chi lavora nei centri commerciali e i piccoli negozianti distrutti dalla grande distribuzione. Una battaglia iniziata nel 2013 - conclude - che finalmente prende forme definite".

L'annuncio è stato dato anche dalla capogruppo della Lega in Commissione Attività Produttive della Camera, Giorgia Andreuzza: "La Lega - ha detto - ha incardinato la proposta di legge, a prima firma Saltamarini, che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali". "Come promesso da Salvini - ha aggiunto-, anche su questo tema passiamo dalle parole ai fatti. Le liberalizzazioni introdotte dal Governo Monti nel Decreto 'Salva Italia' non hanno prodotto gli effetti sperati. Occorre dunque una rivisitazione della normativa che da una parte non penalizzi il commercio, in particolare quello di prossimità e le botteghe storiche e, dall'altra, restituisca ai cittadini e alle famiglie una dimensione socio-economica più a misura d'uomo, riscoprendo il gusto e il valore della domenica e delle festività". 

Critico il presidente del Comitato Nazionale italiano della Camera di Commercio Internazionale, Ettore Pietrabissa. Le nuove norme, dice andrebbero "in controtendenza con il momento che viviamo, in cui i consumi, le aziende e imprese che investono devono essere più sostenute e agevolate. Il provvedimento che lasciava ai commercianti la decisione se aprire o chiudere la domenica era stato preso all'epoca di Monti per consentire un ulteriore sviluppo dei consumi. Il nostro paese ne ha bisogno per far progredire ricchezza, Pil, sviluppo economico".

Da Confesercenti arriva invece il sostegno all'iniziativa del governo. "Apprendiamo con soddisfazione" la proposta di legge, spiega in una nota l'associazione di categoria, "che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali". Era tempo, si legge nel comunicato di Confesercenti, "di dare un segnale a migliaia di italiani, imprenditori e lavoratori, che aspettano un intervento correttivo sulla deregulation totale oggi in vigore". Per l'associazione le liberalizzazioni introdotte dal govenro Monti "avrebbero dovuto dare una spinta ai consumi, grazie all'aumento delle opportunità di acquisto per i consumatori. Ma che non sembra essersi trasformato in acquisti reali: nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono state inferiori di oltre 5 miliardi di euro ai livelli del 2011, ultimo anno prima della liberalizzazione". La Confesercenti chiarisce: "Noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche".

LE PROPOSTE - In sostanza, le proposte di legge sono quattro: una della Lega, a prima firma della Saltamartini, una dei 5 stelle, una del Pd e una di iniziativa popolare. Quella del Carroccio è la più "rigida" e mira ad eliminare la possibilità di aperture domenicali, salvo rare e ben specificate eccezioni. Nel testo introduttivo che accompagna la proposta si legge infatti: viene ripristinato "l'obbligo di chiusura domenicale e festiva degli esercizi commerciali, ad eccezione di quelli ubicati in località turistiche e di montagna e di quelli balneari, per i quali l'orario di apertura e chiusura non è soggetto ad alcun obbligo". Nel testo si legge che "sono individuati i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all'obbligo di chiusura domenicale e festiva. Tali giorni comprendono le domeniche del mese di dicembre, nonché ulteriori quattro domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell'anno". Anche la proposta di legge dei 5 stelle, a prima firma Davide Crippa, ha come obiettivo quello di ripristinare le chiusure domenicali, riaffidando alle regioni la competenza in materia. Le nuove norme proposte dai pentastellati si rivolgono anche alle "forme speciali di vendita al dettaglio e legate all'e-commerce: nei giorni festivi il consumatore potrà continuare a collegarsi ai siti di e-commerce, scegliere e completare l'ordine di un prodotto, ma dovrà essere chiaro che l'attività commerciale in questione, se si svolge in Italia, non sarà esercitata in alcune delle sue fasi".

Più 'morbida', infine, la proposta targata Pd, a prima firma Gianluca Benamati che, "pur mantenendo il principio generale secondo il quale le attività commerciali sono svolte senza dover rispettare orari di apertura e chiusura, individua una serie di eccezioni". Per dodici giorni festivi l'anno gli esercizi commerciali devono rispettare orari di apertura e chiusura domenicale e festiva. Viene però consentito a ciascun esercente di vendita al dettaglio di derogare all'obbligo di chiusura fino ad un massimo di sei giorni individuati liberamente tra dodici festività: 1 gennaio; Epifania; 25 Aprile; Pasqua e Pasquetta; Festa del lavoro; Festa della Repubblica; Ferragosto; Ognissanti; Immacolata Concezione; Natale; Santo Stefano

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