Venerdì 26 Aprile 2024

Manovra, la novità: pace fiscale in tre aliquote. Come funziona

La sanatoria saldo e stralcio è un mini condono che vale per le cartelle emesse dal 2000 al 2017: non sono previste soglie di debito. Decisivo il modello Isee

Cartelle di Equitalia (foto Newpress)

Cartelle di Equitalia (foto Newpress)

Manovra, cosa è vero e cosa è falso. Domande e risposte

A CHI È DIRETTO - In primo luogo, possono accedere al condono solo i contribuenti che hanno dichiarato i redditi anche se poi non sono riusciti a versare le relative imposte. Non si tratta cioè di un condono ‘tombale’. Potranno essere sanate le imposte oggetto di cartelle di Equitalia o di altro agente. Ci si potrà mettere in regola anche coi contributi dovuti all’Inps (anche dei lavoratori autonomi) o alle casse previdenziali professionali, «con esclusione di quelli richiesti a seguito di accertamento».

COME FUNZIONA - Per accedere alla sanatoria bisognerà presentare il modello Isee 2019. Sono previsti tre scaglioni di reddito, con differenti aliquote per fare definitivamente pace col Fisco. Fino a 8.500 euro si pagherà il 16% del debito totale (che comprende sanzioni, interessi e quota capitale). Fra 8.501 e 12.500 euro l’aliquota sale al 20%, e tra 12.501 e 20.000 la cifra da versare si attesta sul 35%. A queste cifre va poi aggiunto l’intesa somma dell’aggio maturato dagli agenti esattoriali e gli eventuali interessi sulle somme rateizzate, pari al 2% all’anno. Per le società in liquidazione, invece, l’aliquota sarà del 10%.

QUANDO SI PAGA - Il versamento può essere effettuato in unica soluzione entro il 30 novembre 2019, o in cinque rate. La prima, pari al 35% del saldo e stralcio, entro il 30 novembre, e il 20% con scadenza 31 marzo 2020. Le altre tre rate (15% ciascuna) dovranno essere pagate entro 31 luglio 2020, 31 marzo 2021 e 31 luglio 2021.

QUANTO COSTA - Prima di tutto non c’è alcuna soglia sulle somme che si possono condonare. L’unico requisito è quello del reddito. Per un debito fiscale e contributivo pari a 100mila euro, ad esempio, ci si potrà mettere in regola pagando, a seconda degli scaglioni di reddito, 16mila, 24mila o 35mila euro.

I DUBBI - Il nodo, sollevato soprattutto dall’opposizione, è relativo all’assenza di qualsiasi soglia perla sanatoria. Il sospetto è che questo possa «diventare – spiega Renato Brunetta di Forza Italia – il paradiso dei finti poveri con beni e redditi nascosti o intestati a prestanome, più che un aiuto a chi è davvero in difficoltà».

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